di Giuseppe R. Panico Nella consueta cornice della sala del trono di Palazzo Gallone, è stato presentato, nei giorni scorsi, il Documento Programmatico Preliminare relativo al tanto atteso PUG (Piano Urbanistico Generale) che dovrebbe sostituire il vecchio Piano Regolatore. Di oltre quaranta anni fa, un ben grave ritardo ad aggiornare quello che sarebbe dovuto essere uno strumento agile e dinamico, per una migliore urbanistica e relativo sviluppo in paese e sulla costa. La nostra città è nel frattempo molto cambiata. Si è costruito troppo e male (il 25% delle abitazioni sono inutilizzate, molte incomplete), la popolazione cala ed invecchia, la natalità è molto bassa, l’emigrazione molto alta, la disoccupazione giovanile è enorme (il 40%,) il turismo marginale, con solo 30.000 (trentamila) presenze, a fronte delle 800.000(ottocentomila) di Ugento, e l' economia, basata, più che su imprenditoria manifatturiera, capitalismo e mercato, su Stato e Parastato di Scuole e Sanità e relativo indotto.

Nella situazione attuale, il PUG dovrebbe dunque basarsi anche su un’idea concreta e consolidata sullo sviluppo socio-economico che si intenderebbe portare avanti. Purtroppo assente o non condiviso nelle agorà delle tanto frammentate componenti politiche e sociali cittadine. La stessa situazione politico-amministrativa, priva di fatto di opposizione e con campagna elettorale in atto, non favorisce inoltre un PUG più dibattuto e approfondito. Il documento presentato, pur privo di tali utili elementi, contiene comunque i lineamenti tecnici e programmatici atti a definire l’assetto della nuova Tricase, le sue frazioni e le sue marine. Ovviamente partendo dalla attuale situazione, comprensiva di tutti i pertinenti fattori sociali, storici, architettonici, culturali, idrogeologici, etc, validamente approfonditi ed illustrati. Predispone le modalità di intervento per un successivo piano esecutivo atto a migliorare, razionalizzare e completare, l'attuale carente tessuto urbanistico-abitativo, ma non propone certo espansioni edilizie di sorta.

Il rilancio delle due Marine, oggetto di campagne elettorali, di potenziale benessere cittadino, di sviluppo economico- turistico, di studi approfonditi o da chiacchiere da bar e da bottega, sembra invece un sogno tradito o quasi svanito. Ad uno scarno Piano Coste, che mette in forse anche la stessa sopravvivenza dello scalo/porticciolo di Marina Serra, va ad aggiungersi un approccio urbanistico molto conservativo che, pur migliorando gli attuali assetti, non prevede alcuna evoluzione verso uno sviluppo turistico-residenziale con relativa, pur contenuta, edilizia. E questo in una Tricase che, soffrendo da tempo delle carenze sopra indicate, ha anche nuove scuole e nuove professionalità orientate al mare e turismo, mentre la Regione Puglia, proprio in questi giorni, oltre a stanziare decine di milioni di euro per il dragaggio e la sistemazione dei porti turistici, non fa che incentivare ogni iniziativa connessa alla valorizzazione turistica del mare e della costa (salone nautico in atto a Bari).Gli interventi del pubblico sono stati focalizzati proprio sulle marine. Il documento dice anche che sono state intervistate, per avere ragguagli e pareri, “key persons”(persone-chiave) di Tricase. Ma forse già orientate o interessate ad un turismo più limitato e conservativo.

In fondo nulla di nuovo e, come da mezzo secolo, in linea con una cultura dominante irrigidita da ambientalismo, conservatorismo e coriacea resistenza al cambiamento e, dunque, ben lontana da una reale e dinamica economia basata su uno sviluppo credibile e sostenibile in funzione turistico-costiera ed ora privo di alternative se non l’emigrazione. Abbiamo vissuto l’era economica del tabacco, poi delle rimesse dei nostri emigranti, poi quella delle scarpe ora quella dolorosa di padri e nonni a sostegno finanziario di figli e nipoti che vivono e vivranno peggio di loro. Rinunciamo ancora a fare quello che fanno da decenni tantissimi altri, valorizzare di più le marine, trarre ricchezza e, con questa, attuare anche quello che il PUG prevederà in città (nessuno dice ora dove trovare i fondi necessari). Si parla spesso di economia derivante dal rilancio della agricoltura di qualità, che il PUG potrà favorire con il miglioramento della viabilità campestre, ma questa, per sostenersi e ampliarsi anche verso le terre abbandonate non può fare a meno di più clienti, ovvero di turismo da incrementare con le attrattive usualmente più ricercate, quelle marine e costiere.

Siamo in tempo di elezioni e considerando doverosamente “key persons” anche i candidati a palazzo Gallone, quali possibili artefici o esecutori del PUG, non ci resta che ascoltare in merito il loro pubblico e motivato pensiero e augurarci un documento finale più permissivo. Vorremmo evitare di perdere l’ultimo treno dello sviluppo e conoscere programmi credibili e sostenibili, anche sotto gli aspetti economici. Non sarà un PUG finale da treno “freccia rossa”, con recupero dei troppi decenni perduti, ma che non sia nemmeno quello di una vecchia littorina FSE su un binario morto, che non ci porta da nessuna parte, nemmeno verso il mare, sia pur solo per lavorare di più e pagare il conto del suo restauro. Non è una azione dei validi tecnici del Pug, ma della politica e della nostra comunità che la esprime.

 

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