tutti i dettagli operativi ...sul settimanale

di Ing. Sergio Fracasso Da anni vedo nelle Ferrovie Sud Est una grossa opportunità di sviluppo specialmente per il nostro Salento. Mi ricordo le campagne elettorali dell’ex Presidente della Provincia Avv. Giovanni Pellegrino che puntava sulla trasformazione delle FSE come “metropolitana di superficie” , un vettore di trasporto moderno che potesse collegare il Capo di Leuca con il nostro Capoluogo, Lecce, ma soprattutto con l’Aeroporto di Brindisi. Una sfida del nuovo millennio in cui il Salento è diventato una delle mete turistiche più riconosciute, non solo in Italia ma anche in tutto il mondo. In questi anni però siamo rimasti al palo soprattutto per quanto riguarda i servizi. Le nostre FSE sono una risorsa, ma dalle parole bisogna passare ai fatti, all’agire, al progettare e a realizzare; abbandoniamo definitivamente quei progetti di consumo del territorio come la realizzazione della nuova strada SS275 nel tratto Tricase-Leuca (l’urgenza dell’impianto viario salentino non sono nuove strade ma la loro manutenzione e messa in sicurezza secondo il CDS – voglio ricordare che la percentuale di consumo del suolo porta il Salento in cima alla classifica delle aree italiane, al netto delle schifezze interrate negli anni ‘80/90…).

Ritornando alle FSE, queste ultimamente hanno avuto molto risalto sui media soprattutto per l’aspetto giudiziario, con consulenze milionarie inspiegabili e bilanci fallimentari con centinaia di milioni di euro in perdita ogni anno (nessuno ricorda inoltre i soldi buttati nel realizzare opere inutili come quelle barriere sonore che hanno imbruttito le nostre città e che stanno decadendo in malora con conseguente esborso di altre somme per il loro smantellamento); conseguentemente molti politici hanno evidenziato la necessità di un cambio di passo con la realizzazione della “metropolitana di superficie”, ma sono annunci che sistematicamente accadono ogni anno ma nulla si fa, anche se la Regione Puglia ultimamente ha deliberato per la sua elettrificazione: ma qual’è il progetto? Quale lo studio di fattibilità, quali tagli previsti, visto la fallimentare gestione finanziaria tenuta fino ad oggi?

Da un po’ di tempo penso a queste domande e ho cercato di dare una risposta tecnica sfruttando ovviamente la mia professione, dando un mio contributo alla discussione sperando che l’attenzione si sposti dagli spot ciclici del politico di turno ad una realtà.

Le FSE nascono nei primi anni ’30 e costituivano, ma lo sono ancora adesso con i loro 474 km, la linea ferroviaria più estesa dopo le Ferrovie dello Stato e collegano tre dei capoluoghi della Puglia, Bari, Taranto e Lecce, saltando, peccato, Brindisi dove si trova l’aeroporto più vicino. Infatti da Lecce le FSE deviano verso Martina Franca via Novoli/Francavilla Fontana per intersecare poi la tratta Bari – Taranto.

I dati di progetto sono: 1.realizzazione tratta Metropolitana di superficie dal Capo di Leuca fino all’aeroporto di Brindisi; 2.ottimizzazione dei costi di gestione eliminando quelli superflui; 3.idee progettuali per il riutilizzo delle tratte dismesse; collaborazioni e gestione con gli Enti Locali e associazionismo (cittadinanza).

1.Dall’analisi delle tratte nel territorio della provincia di Lecce notiamo che vi sono due dorsali, la Lecce- Leuca via Novoli (ionica) e quella via Maglie, e una trasversale che collega Otranto e Gallipoli via Zollino, le due località turistiche principali salentine. E’ ovvio che la metropolitana di superficie per una sostenibilità economica di progetto non possa sostituire tutta la linea esistente; la mia ipotesi è quella di trasformare in Metropolitana di superficie la Dorsale Principaleche va da Lecce a Leuca via Maglie e quella trasversale che collega Otranto a Gallipoli con lo snodo di Zollino. Verrebbe fuori una specie di croce Lecce-Leuca, Gallipoli-Otranto che prenderebbe tutto il territorio salentino. L’intervento sarebbe solo sulla metà dei kilometri esistenti sul territorio in provincia di Lecce quindi ci sarebbe quella sostenibilità economica del progetto. Ovviamente non basta collegare il Salento solo con Lecce ma necessità collegare il capoluogo con Brindisi e il suo Aeroporto; attualmente il collegamento può essere effettuato tramite la linea delle Ferrovie dello Stato Lecce-Brindisi e realizzarre una “bretella ferrata” ex novo con Aero Stazione di Brindisi che attualmente non esiste. Chi governa sta pensando al progetto generale prima di pensare a provvedimenti sporadici e slegati tra loro?

Eliminando metà della tratte ferroviarie si dimezzerebbero i costi di gestione delle stesse; problema da non sottovalutare se si vuole che le opere siano realizzate nel più breve tempo possibile. Le tratte non utilizzate, per intenderci l’asse ionico, potrebbero essere utilizzate come autostrada per una mobilità dolce, pedonale e ciclabile; al posto delle rotarie si realizzerebbero vere e proprie strade che collegherebbero il Capo di Leuca con Lecce (via Novoli). Sarebbe dal punto di vista della fattibilità tecnica molto meno dispendiosa rispetto alla realizzazione di una ferrovia veloce: i vari tratti potrebbero essere ceduti nella gestione e manutenzione ai Comuni rispettivamente secondo le loro aree di competenza; ai stessi comuni andrebbero dati in gestione i vari Caselli che potrebbero diventare vere e proprie attività da mettere a bando a favore di cittadini, associazione e imprese; con i proventi dal bando i comuni potrebbero parzialmente finanziarsi la manutenzione delle piste presenti sul loro territorio. Le destinazioni d’uso possono essere molteplici, come quelle per la ricettività (B&B, Ostelli, ecc), ristorazione, info point, “Case per la Cultura”(gli esempi sono solo esplicativi e sono stati realizzati sul casello dell’amico artista Puccetto).

Questo tipo di viabilità, diffuse in Europa e nel Nord Italia, potrebbe davvero essere un volano per il Turismo nel Salento, da una parte una mobilità veloce, con la “metropolitana di superficie” collegata all’aeroporto e dall’altra una mobilità più lenta indipendente dall’impianto viario stradale, per un altro tipo di turismo abituato a fermarsi e a godere le bellezze naturali di cui il Salento ne ha in abbondanza.

Questa è un’occasione da non perdere per progettare il nostro futuro.

di Alfredo De Giuseppe C’è poi una Tricase che mi piace. Quella degli artigiani per esempio. Abbiamo avuto nei primi del Novecento i fratelli Peluso, fra i migliori mosaicisti d’Italia: oltre a centinaia di mosaici sparsi in tutto il Salento, cattedrale d’Otranto compresa, un loro lavoro (non firmato) è presente anche nella Galleria Vittorio Emanuele di Milano. Poi molti bravissimi ebanisti, muratori, sarti e ceramisti: oggi quella tradizione continua e, a nome di tutti, citerei Agostino Branca come esempio di arte, dedizione, creatività e gentilezza. Mi piace l’associazionismo, quello vero, magari scegliendo fra le oltre 150 presenti nel nostro Comune. Ci sono sodalizi che in dieci anni di vita hanno inciso profondamente nella socialità di Tricase, vedi l’Associazione Magna Grecia Mare che, partendo dal recupero di un’imbarcazione abbandonata da donne e uomini curdi, ha generato progetti e iniziative di tale livello da trasformare lentamente il Porto in qualcosa di straordinario. Mi piace l’Associazione Libeccio che raccoglie gli ultimi veri pescatori e le famiglie storiche del Porto. Così come l’Associazione di Marina Serra ha dato un notevole contributo alla sensibilità ambientalista, alla sua pulizia e alla divulgazione di un posto meraviglioso. Mi piacciono molte altre associazioni, di volontariato e di cooperazione, che in silenzio fanno quel che possono per accogliere e aiutare gli altri. Mi piacciono i tanti piccoli imprenditori che pur nelle estreme difficoltà mantengono integro il loro senso di autonomia e la loro dignità: sanno di non poter chiedere nulla a nessuno. Mi piacciono quei ragazzi che sono attenti ai valori ambientali e pur nella confusione della politica attuale cercano ogni giorno di informarsi e discernere le notizie. Mi piace chi tenta di resistere in questa terra inventandosi qualcosa di nuovo, affrontando difficoltà endemiche e grandi quantità di scetticismo e diffidenze: producono bio, olio, verdure e anche opunzie. Mi piacciono quei ragazzi, tanti, più di quanto si sappia, che a Londra, Milano, Roma, nel mondo, si fanno apprezzare in posti di grande responsabilità. Ne conosco alcuni: portano con loro l’amore per Tricase, ovunque siano, insieme a valori di onestà e serietà che qui albergano con una percentuale abbastanza alta. Mi piace che a Tricase non ci sia la malavita organizzata, che nessuno sia il boss del quartiere, che nessuno faccia il prepotente con commercianti e imprenditori. Mi piace che il Comune non sia inquinato da mafiosi corrotti e non è roba da poco nell’Italia di oggi e un qualche merito va pur dato ai funzionari che lo reggono da decenni. Mi piace che ci sia un Ospedale che, nel gioco privato-pubblico, funziona, si aggiorna, si trasforma: senza quel posto saremmo davvero più poveri, in tutti i sensi. Mi piace che Tricase abbia tre cinema, che in percentuale sugli abitanti significa essere fra i primi in Italia. Mi piace il Salento Film Festival dove ogni anno Gigi Campanile, fra mille difficoltà, ci porta nel sogno di mondo lontani, delle sfide di paesi in fase di emersione. Mi piace che si faccia tanto teatro: segnalo come esempio il lavoro di Pasquale e Michela Santoro che, oltre alle indubbie doti artistiche, hanno aggiunto importanti valori sociali come “il Club dei Piccoli lettori” che ogni estate coinvolge centinaia di ragazzi. Mi piace che ogni presentazione di libro è un piccolo successo, la sala gremita e gli autori felici. Mi piace quando vengono organizzate manifestazioni originali come Alba in Jazz o i Laboratori sugli antichi metodi di scrittura alla Chiesa dei Diavoli. Mi piace che a fare cultura ci sia gente come Isabella di Marescritto, che gestisce una libreria del cuore, inserita fra le migliori indipendenti, a dimostrazione che per le idee non c’è bisogno di grandi spazi ma solo di grande passione. Mi piace il Volantino, espressione di costanza e passione: la sua presenza è fondamentale per la diffusione delle notizie politiche e culturali. Uscire tutte le settimane per quasi vent’anni è un’impresa da ricordare. Mi piace osservare da lontano e da vicino i tanti artisti di Tricase: cantanti, pittori, fotografi, scultori e musicisti che cercano di vivere del loro genio, senza chiedere elemosine, senza grandi show ma con tanto entusiasmo. Mi piace, lo cito per estrema simpatia, Cristian conosciuto come Jessi Maturo, un talento sottovalutato: da tricasino almeno un suo concerto lo devi aver visto. Mi piacciono i bambini che riempiono le piazze della città e ci giocano ancora, molto più che in altre realtà. Mi piacciono i tricasini che in silenzio, in vecchiaia, sono tornati dopo una vita da emigrante e ora ci osservano con una certa trepidazione. Mi piace la positività dei nuovi residenti di Tricase, persone che liberamente hanno scelto di trasferirsi qui, portando esperienze e sensazioni di altri mondi. Mi piace l’odore della terra di Tricase, che muta da Lucugnano a Tricase Porto, per varietà e intensità. In pochi chilometri pare ci sia tutto il possibile buono che la terra possa offrire. Mi piace chi sta a guardare per ore il mare in tempesta e conta le onde lunghe e quelle alte. Mi piace al calar della sera osservare il vecchio contadino che torna in bicicletta dalla campagna, orfano del cavallo di un tempo, portando con sé il peso di una vita e la leggerezza di una cicoria.

 

di Nunzio Dell'Abate

Mercoledì scorso un’azienda tricasina si è aggiudicato all’asta fallimentare l’ex calzaturificio Selcom. Tramonta definitivamente lo sciagurato progetto del Sindaco Coppola di realizzare un mega impianto industriale di compostaggio di rifiuti proprio nell’ex complesso calzaturiero, all’ingresso del paese. A gennaio scorso, era andata deserta la gara d’appalto per affidare a terzi in project financing la realizzazione e gestione dell’impianto, ma il Primo Cittadino si stava attivando per far indire un nuovo bando. Ora, venendo meno l’immobile, crolla del tutto la folle intenzione.Tirano un sospiro di sollievo le migliaia di cittadini che si erano costituiti in comitati spontanei per esprimere il loro forte dissenso, l’intera classe imprenditoriale della zona industriale, i Sindaci dei Comuni limitrofi e la minoranza consiliare che, neppure coinvolta nell’infausta e impopolare decisione del Sindaco, si era attivata presso gli organi competenti per scongiurare l’insediamento dell’impianto.Mai si era registrata una simile levata di scudi da parte dell’intero territorio e lo sforzo è stato premiato, sebbene si siano vissuti momenti di forte frizione aggravata dall’assenza di un minimo di condivisione con la comunità cittadina e con quelle limitrofe. Restano però gli interrogativi. Era proprio necessario che Tricase spendesse circa 50.000 euro di consulenze per la verifica di fattibilità dell’impianto di compostaggio nei capannoni, non sapendo neppure se l’azienda privata, aggiudicatrice dell’appalto -andato poi deserto-, sarebbe riuscita ad aggiudicarsi altresì l’ex calzaturificio all’asta fallimentare? Non è giunta l’ora che l’Amministrazione lasci perdere faraoniche opere e si concentri in fattivi e meno impattanti interventi per una ottimale gestione del rifiuto e per il contenimento dei costi della TARI?

 

EMANUELE MARRA…DELEGATO DE IL VOLANTINO

Sarà l'unico inviato speciale per la Redazione... Offrirà consulenza fuori sede in tutta la Città di Tricase...

Perchè le notizie passano prima da lui...

TRICASE IN FIORE 2016… Anche una “ libellula in fiore ” in piazza Cappuccini a Tricase

Una bella infiorata realizzata dalla Soc. Coop. Sociale “ libellula

SI AI DIRITTI , NO AI CONFLITTI.. spettacolo di colori di fiori e di petali…

in Distribuzione