Lunedi 23 Febbraio
ore 17:00
Sala del Trono | Palazzo Gallone | Tricase
Evento organizzato da I.I.S. don Tonino Bello e Libreria Marescritto
“È superfluo fornire informazioni che non siano necessarie”. È forse una massima di Lapalisse? O lo ha detto forse Wittgenstein in una serata tra amici volendo fare autoironia sul suo Tractatus? (Ricordate la “proposizione 7”: “Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”?) Noo, è una raccomandazione contenuta in uno dei testi fondamentali che regolano la nostra vita civile, politica ed economica: la “Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana”. Ma, se per il filosofo e matematico austriaco il senso della sua proposizione era definire gli ambiti del pensiero razionale, la nostra massima è solo l’apice di una serie di definizioni assurde che costellano leggi, leggine e regolamenti vari, figli della creatività e fantasia linguistica della classe politica italiana fin dalla nascita della Repubblica, ora finite sotto la lente di Gian Antonio Stella – scrittore ed editorialista del “Corriere della Sera” - che le ha raccolte e analizzate nell’ultimo suo lavoro (Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli, Feltrinelli pp.192, 15 euro). Qualche esempio? “La somma delle masse massime tecnicamente ammesse per gli assi deve essere pari o superiore alla massa massima tecnicamente ammessa del veicolo. Se il veicolo e, nello stesso tempo, il suo asse posteriore sono caricati con la massa massima tecnicamente ammessa, la massa che grava sull’asse anteriore non deve essere inferiore al 30% della massa massima tecnicamente ammessa per tale veicolo.” Non siete convinti? Ecco un’altra perla: “Per ‘sedile del conducente’ s’intende il sedile destinato al conducente. Per vibrazione s’intende il movimento verticale ascendente e discendente del sedile del conducente”
Ci sarebbe da ridere, e molto, scrive l’autore, se tutte insieme, queste leggi italiane “nella loro demente insensatezza parolaia, non pesassero come macigni sulla nostra vita quotidiana, i nostri cittadini, le nostre istituzioni, la nostra economia.” Scorrendo le pagine del libro si ha l’impressione di vivere in un B-movie anni ’50: siamo stati invasi dagli “ultracorpi”. Sono come noi, stanno in mezzo a noi, ma non parlano, e soprattutto non scrivono, come noi. Usano una sorta di “neolingua” che potremmo definire “burocratese” che rende estremamente difficile e snervante ottenere permessi per qualsivoglia attività economica, cosa che fa letteralmente scappar via chi, dall’estero voglia investire in Italia, perché è questa “casta”, anzi “metacasta”, dato che sta al di sopra della stessa casta dei politici, con le sue lungaggini, con la corruzione che si annida nei suoi gangli, che relega il nostro Paese al fondo di tutte le classifiche riguardanti la produttività e l’attrattiva per i capitali esteri. Un fenomeno che è ancora più evidente, aggravandone il disastro economico, al Sud.
E qui entriamo in un altro e più ampio tema che Stella ha affrontato insieme a Sergio Rizzo in Se muore il Sud (Feltrinelli, pp. 320, 19 euro). Con la consueta precisione nel riportare i dati e citare le fonti scopriamo non solo che i nostri burocrati (ovviamente quelli di livello alto) guadagnano molto di più dei loro omologhi del Centro e del Nord Italia, ma anche che ci sono nei vari e numerosissimi enti regionali quasi più dirigenti che sottoposti. Situazioni figlie sicuramente della malapolitica clientelare portata agli estremi dalle nuove leve, gente al cui confronto uomini della Prima Repubblica come Vito Lattanzio o Riccardo Misasi sembrano dei giganti. Il quadro che emerge dalla lettura del libro è disarmante: corruzione, pressapochismo, impreparazione, arroganza, ignoranza, sembrano permeare le nostre classi dirigenti che continuano indisturbate, nonostante qualche arresto ogni tanto, a svolgere il loro compito (quale, in realtà, non è dato sapere) mentre i giovani, soprattutto quelli laureati scappano al Nord, o quelli più lungimiranti all’estero, mentre le coste continuano ad essere divorate dal cemento, l’entroterra avvelenato dai rifiuti tossici e i siti archeologici abbandonati all’incuria.
Certo, fa male leggere un libro del genere, fa male pensare a quanti hanno sacrificato la loro vita per spezzare l’abbraccio mortale tra classi dirigenti e criminalità organizzata senza riuscirci, ai piccoli eroi che quotidianamente cercano di svolgere il loro lavoro con onestà all’interno di organismi in metastasi. Ma c’è anche un altro Sud che ha voglia di volare, come i due ragazzi che tra Monopoli e Bari costruiscono aerei superleggeri in fibra di carbonio o altri giovani ad altissima specializzazione che a Morra de Sanctis, nell’Avellinese, costruiscono pale in superleghe per motori e turbine destinati al settore aeronautico e alla produzione di energia elettrica. Forse è da questo che dovremmo ripartire.