di Gian Paolo ZIPPO
Riprendo la domanda che dalle pagine de “Il Volantino” il Direttore editoriale Alessandro Distante poneva ai lettori nella parte finale del suo intervento sul “Modello Ruggeri”, per ricollegarmi ad un mio precedente articolo (Draghi, cavalieri e politicanti) in cui “giocavo” con le parole economia e politica, ponendo la centralità sull’importanza dell’economia.
La domanda era “….ma di quale politica?”.
Eppure la parola politica etimologicamente ci porta a pensare all’amministrazione delle città, delle società, della comunità in generale. Ma, se il significato della parola è così chiaro perché ci si continua a chiedere “quale politica?”.
Gli accadimenti nazionali di questi ultimi giorni ancora di più mi portano a pensare che non c’è coincidenza tra il significato etimologico di molte parole e quello che nella realtà diamo alle stesse.
Tanto più questo è vero quando qualcuno si erge “avvocato degli italiani” e parla di politica con la “P” maiuscola, salvo ad assumere posizioni che risulta oltremodo difficile pensare vadano in favore della società o della comunità nell’accezione etimologica di cui sopra.
Allora cosa è la politica?
Partendo dal suddetto significato (teorico) universalmente riconosciuto, possiamo dire quello che sicuramente non è (o meglio non dovrebbe essere) la politica: corruzione, sistema clientelare, populismo, sovranismo, mero calcolo elettorale, esaltazione dell’ego e del protagonismo personale.
Mai come in periodi di crisi c’è bisogno di una politica al servizio della comunità che attraverso norme e regole strutturali guidi il cammino di un paese verso la stabilità economica….e torniamo quindi alla centralità dell’economia.
In un momento in cui c’è il PNRR da portare avanti, la Legge Finanziaria da approvare, l’inflazione che torna a salire non avrebbe dovuto la politica far fronte comune? Non avrebbe dovuto la politica sotterrare l’ascia di guerra in nome di una pax di fine mandato e consentire al Governo di governare e al Parlamento di svolgere la sua funzione in attesa della naturale ed ormai prossima scadenza della legislatura?
La pandemia prima, la guerra poi ci hanno messi di fronte ad uno scenario inimmaginabile solo alcuni anni fa e non sto parlando degli aspetti sanitari e umanitari che hanno scosso, e continuano a farlo, le nostre coscienze per il dolore e i sacrifici che l’umanità sta sopportando, ma di quelli economici.
Imprese in crisi, misure economiche straordinarie, aumento del prezzo del gas, blocco del grano…capite bene quale dovrebbe essere il ruolo della politica in momenti come questi, in cui fra l’altro l’inflazione torna a correre e si proietta a sforare il tetto delle due cifre.
Molti di noi non hanno mai vissuto in periodi di inflazione galoppante, molti se ne sono dimenticati, altri lo hanno studiato solo sui libri di scuola, ma una cosa è certa “lo scenario a cui andiamo incontro non è rassicurante ed il rischio è alto”.
Tornando alla domanda iniziale, la risposta non può che essere una sola: della politica che risponda al significato etimologico del termine al fine di amministrare in maniera regolamentata la società, la comunità, la città!
Non importa se a livello locale, regionale, nazionale o internazionale…il significato è univoco. Se invece si vuole parlare di altro, facciamolo pure ma nella consapevolezza che stiamo parlando di “altro” e non di politica né con la “p” minuscola né con la “P” maiuscola e, purtroppo, ce ne hanno dato ampia prova i nostri “politici”.
Mentre scrivevo questo mio intervento si concludeva una delle più brutte pagine parlamentari degli ultimi anni. Speravo di poter concludere diversamente questo articolo…magari con una nota di speranza!
Ed invece eccoci a dover riparlare di cavalieri e politicanti che uniti si battono strenuamente per il bene del paese…..perché la terra dei cachi è la terra dei cachi (cit. Elio e le storie tese – 1996).