di Alessandro DISTANTE

L’inchiesta sul “sistema Ruggeri” torna ad interessare Tricase. La stampa ha pubblicato alcune dichiarazioni del consigliere comunale Pasquale De Marco, sicuramente di nessuna rilevanza penale, tanto che il Consigliere non è indagato.

Sarebbe comodo liquidare la questione come un fatto privato e del singolo: la verità è che il consigliere De Marco è stato (quasi) sempre il più suffragato nelle elezioni comunali ed è stato corteggiato da tutti i candidati a sindaco perché riconosciuto come il migliore portatore di voti.

Il “sistema” è tornato utile, se non a tutti, certamente a molti: il candidato va a caccia del portatore di voti e l’elettore vota chi gli può fare un favore. Una logica che si ripete a tutti i livelli in un legame diretto tra elettore ed eletto, dove il primo acquisisce crediti a livello personale che si possono tradurre in un aiuto, nella soluzione di un problema e, perché no, magari in un posto di lavoro.

Il legame non è più intorno ad un progetto politico all’interno di un partito con regole democratiche e trasparenti ma è intorno ad interessi, spesso personali, e intorno ad un personaggio della politica che ha acquisito una posizione di peso, possibilmente a livello regionale.

Ed è così che l’indagine “Re Artù” porta alla luce concorsi nella sanità (forse) truccati, pressioni (inutili) per incarichi dirigenziali a Lecce, interessamenti (infruttuosi) per posti all’Ospedale, tutto in un corto circuito dove i problemi lavorativi ed occupazionali non si risolvono in via generale e per tutti ma attraverso il politico, il potente di turno che si muove in favore dei suoi protetti, legati a lui da un vincolo quasi filiale di devozione e di servizio elettorale.

A fronte di tutto questo, si deve parlare e non tacere e, soprattutto, la politica e chi riveste cariche istituzionali non può attendere le definitive acquisizioni della Magistratura. Si impone un cambiamento di rotta e questo è esattamente il terreno della cultura e della politica.

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