Le cronache di questi giorni pongono questioni rispetto alle quali siamo tutti chiamati a prendere posizione.
Non si tratta di essere colpevolisti o innocentisti, non ci sono partiti presi, ma si impone una chiamata alla riflessione per analizzare cause molto più profonde e di lungo periodo, per giudicare non le persone ma le storie e soprattutto per custodire valori antichi da attuare in forme moderne in una società complessa come la nostra.
Troppi silenzi sin’ora, anche su una vicenda che tocca la politica, la sanità pubblica e privata, le clientele, la morale, le istituzioni pubbliche e private, laiche e religiose; silenzi che, se persistono, rischiano di essere scambiati per omertà.
Un giornalismo attivo non può limitarsi alle cronache giudiziarie.
Il modello è quello di un giornalismo coraggioso, come quello di Lucia Goracci che sarà la giornalista alla quale l’11 settembre conferiremo il Premio, una inviata di guerra coraggiosa, sempre al fronte anche a costo di pagare di persona