Sabato,16 maggio 2020
di Giuseppe R.Panico
A definire la povertà o la ricchezza di una comunità come Tricase non può che concorrere, oltre ai beni posseduti, la capacità o volontà di utilizzarli proficuamente.
Si direbbe che l’hardware delle risorse materiali necessiti del software della buona politica e di una cittadinanza che si attivi quando la politica si rivela poco convincente o produttiva nel gestire l’insieme dei beni pubblici, privati e naturali del territorio.
Fin dai tempi di Pericle, è l’essenza della democrazia basata anche sul sano dibattito fra differenti opinioni e pareri, sfrondati dal “fake” e “like” dei moderni social.
In questi tempi da virus con tutti noi in casa, tanti lutti e gravissime crisi nelle attività economiche, è sorto un fatto nuovo, sorprendente, senza precedenti nella storia patria locale. Potrebbe essere l’avvio di un vero cambiamento nel fare comunità e sviluppare il nostro, spesso dormiente, “capitale sociale”.
E’ l’intervento, già trattato sul Volantino, sottoscritto, con decine e decine di firme, da una delle più importanti e credibili comunità cittadine, quella dei tecnici.
Forse non tutti si sono mossi per un sussulto di democrazia leggendo di Pericle, ma sicuramente avranno letto,studiato e ponderato la bozza del P. U. G. che, avendo anche valenza politica offerta al pubblico esame, non può che essere stata ben studiata e avallata a Palazzo Gallone. Il sussulto della loro professionalità e conoscenza delle cose di casa nostra, li ha portati a produrre una … R.T.T. (Relazione Tecnici Tricasini).
Non è solo un critico e costruttivo esame tecnico del PUG, è anche un grande atto di attenzione verso il nostro avvenire. Ha intanto dato nobiltà allo stesso PUG, quasi decaduto a stagnante merce politica (è in esame da oltre tre anni), a strumento di ricatto politico o per glorificare e perpetuare idee del passato che ci hanno già privato di un più valido presente.
Uno strumento di programmazione territoriale, non solo piano di fabbricazione, non può che insistere su uno sviluppo sostenibile che porti più pane e lavoro, meno emigrazione giovanile in uscita e più flusso turistico in entrata. Particolarmente ora che, per rilanciare una economia centrale e periferica ormai prossima al baratro, il Governo sta valutando un insieme di facilitazioni nel settore edilizio e delle opere pubbliche.
Una situazione che vede anche i rigidi vincoli territoriali imposti dalla Regione soprattutto sulla fascia costiera, pur sani negli iniziali principi ispiratori, come uno stridente freno al nostro sviluppo.
Ora il nostro futuro non può che dipendere da quello che decideremo in questo nostro presente. Di osservazioni alla vigente versione del PUG (come anche per il Piano Coste ancora inattivo) si è già più volte scritto sul Volantino, insistendo soprattutto su quella che oggi, più che una opzione, è una vitale necessità economica: la valorizzazione delle nostre due marine come a chiare lettere ribadito dalla comunità dei nostri tecnici.
Ci è stato negata in passato anche per omissione, in tante zone già con un marginale indice di fabbricabilità, di quei piani particolareggiati che ci avrebbero consentito, da decenni, di espandere e razionalizzare il nostro capitale turistico e costiero.
Ora il PUG prevede anche di classificare tali aree come agricole; di fatto ampliando e non riducendo, come suggerito nella stessa R.T.T., il parco O.L. Con il rischio che la nuova povertà troppo ci ricordi, proprio in questi giorni (15 maggio), quella dei moti, morti e i feriti tricasini del 1935 quando la politica voleva portar via l’ACAIT.
E’ solo uno dei punti più controversi che i nostri tecnici hanno inteso evidenziare e che di fatto comporta, dopo 45 anni di attesa, un grave scippo all’intera comunità dovuta a una ben più povera classificazione di molti terreni.
Altro che valorizzarli, come già previsto, più che per una nuova marginale residenzialità, per fini pubblici e turistici (strade,sentieri, parcheggi, aree attrezzate etc.) e non certo per il godimento fronte mare di lupi in arrivo,“sacare” stanziali e volpi e toponi a spasso, come già in tante zone abbandonate.
Altre valide osservazioni riguardano il modello urbanistico dominante, le modifiche di Piazza Pisanelli, Piazza Marinai d’Italia etc.). Una sana e articolata proposta, come l’RTT, non può che ottenere più ampi risultati se sostenuta o dibattuta da altre comunità cittadine motivate verso il comune avvenire.
Ma nell’ambito di una sapiente politica che, oltre ad essere l’arte del buon amministrare, è l’arte della mediazione fra tempi, idee ed esigenze che cambiano. Anche nel saper superare o smussare quei vincoli che, sostenuti lassù nel ricco nuovo palazzo di vetro (in Regione), non tengono conto che quaggiù i vetri rischiano di essere infranti.