Venerdì,1 maggio 2020
 
di Alessandro Distante
 
In una recente intervista rilasciata ad un importante quotidiano nazionale, la Presidente della Corte Costituzionale, guarita dal coronavirus che l’aveva colpita, afferma: “Nella Costituzione è la via per uscire dalla crisi”. Se apriamo la Costituzione, il primo articolocosì recita: “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”.
 
Ogni anno, il 1° maggio, si celebra in Italia, e non solo, la Festa delLavoro: un ritrovarsi, negli ultimi anni, soprattutto intorno ad un palco per concerti e concertoni, per festeggiare il lavoro.
Non c’è stata Festa nella quale non si sia parlato anche del lavoro che non c’è e, specialmente dopo la crisi dell’Ilva, si è riflettuto sul nesso tra lavoro, ambiente e salute, ma quest’anno sarà diverso.
Quest’anno gli italiani, e non solo, giungono al 1° maggio senza lavoro e ciò non solo chi, anche prima, non lo aveva ma anche chi dall’8 marzo è stato costretto a rimanere a casa.
 
E’ una condizione pressocchè generalizzata, che ci consentirà dimeglio e più drammaticamente comprendere cosa significhi non lavorare, in termini non solo economici ma anche di equilibri personali, familiari e sociali.
Certo ci sono state in questi due mesi anche alcune categorie che hanno lavorato ancora di più (per tutti, gli operatori della sanità) ed altri che hanno continuato a lavorare da casa o, come meglio si dice, da remoto, ma ci sono molte altre categorie di italiani, e non solo,che hanno dovuto sospendere qualsiasi attività lavorativa; basti pensare, in un elenco non esaustivo, ai commercianti, agli artigiani, al manifatturiero, ai professionisti esercenti alcune libere professioni.
 
“Dal 4 maggio rimettiamo al lavoro quattro milioni e mezzo di italiani,tra costruzioni, manifattura, servizi collegati” ha annunciato Vittorio Colao, a capo della task force nominata dal Governo. Poi, dopo il 18 maggio, Covid permettendo, sarà dato il via libera ad altre attività e quindi altri lavoratori potranno tornare a fare il loro mestiere e poi infine dopo il 1° giugno, sempre Covid permettendo, si consentirà il ritorno al lavoro di tutti gli altri.
 
Ma consentire il ritorno al lavoro significherà veramente ritorno al lavoro? Il semaforo verde consentirà a tutti una vera e complessiva ripartenza? Malgrado i notevoli aiuti posti in essere dal Governo, tra prestiti, sussidi e agevolazioni varie, la paura del dopo rimane.
Potranno tanti piccoli esercenti affrontare un periodo di generale riduzione dei consumi, i costi per l’attuazione delle necessarie misure di distanziamento sociale e di sicurezza sul lavoro, la sottoposizione a modalità lavorative molto più condizionanti?
 
Certo, se queste problematiche, ed i relativi costi, potranno essere meglio affrontate dalle grosse realtà imprenditoriali, sarà molto più dura per i piccoli
artigiani, commercianti, piccoli imprenditori, lavoratori occasionali o in nero.
Quando poi verranno meno le 600 o 800 euro mensili e quando si dovrà erodere il prestito, se ottenuto, da 25.000 euro, potranno ipiccoli mantenersi sul mercato?
Tanti dubbi e tante paure di questo Primo Maggio 2020.
 
Eppure l’Italia –ci rassicura l’articolo 1 della Costituzione- “E’ una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, perchè il lavoro attiene alla dignità della persona ed è l’essenza, secondo la nostra Carta, della Democrazia e perciò deve essere di tutti.

 

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