Tricase,8 aprile 2020
di Paola Colaci (Nuovo Quotidiano di Puglia)
Villa Sauli resta al suo posto. Almeno per il momento il fabbricato di proprietà della famiglia Sauli che affaccia sulla zona del porto di Tricase e che versa da tempo in stato di degrado e abbandono non dovrà essere demolita.
A stabilirlo, lo scorso 24 marzo, sono stati i giudici della Prima Sezione del Tar di Lecce che hanno accolto il ricorso presentato dalla famiglia Sauli, rappresentata e difesa dagli avvocati Pietro e Antonio Quinto, contro il Comune di Tricase che ha affidato la sua difesa all’avvocato Ernesto Sticchi Damiani.
Una battaglia legale - quella tra gli eredi dell’immobile e l’amministrazione comunale tricasina – che si trascina ormai da anni e che vede al centro della contesta l’immobile la cui costruzione risale agli anni ’60.
Un fabbricato, sito in via Vittorio Bottego, che affaccia sulla zona del porto, da lungo tempo disabitato e in condizioni di generale degrado, sul quale già in passato erano state realizzate alcune opere di messa in sicurezza. Interventi che, tuttavia, non sembrano aver migliorato lo “stato di salute” di quello che gli stessi tricasini definiscono un vero e proprio ecomostro.
Un edificio che le amministrazioni comunali che si sono avvicendate nel corso degli ultimi anni hanno sempre provato a “buttare giù” attraverso provvedimenti e ordinanze di demolizione.
Ultima in ordine di tempo quella emanata dal Settore Urbanistica dell’amministrazione guidata dal sindaco Carlo Chiuri il 6 marzo 2019 a seguito della tromba d’aria e dell’ondata di maltempo del novembre 2018 che, abbattendosi con forza su tutta la zona del Sud Salento, aveva peggiorato le condizioni strutturali del fabbricato.
Un immobile sul quale, tuttavia, l’amministrazione comunale aveva già rilevato alcune irregolarità nell’esecuzione dei titoli edilizi di costruzione, emanando un provvedimento di declaratoria di inefficacia della Scia.
Atti comunali che gli eredi di Villa Sauli hanno impugnato ancora una volta, presentando un nuovo ricorso al Tar e chiedendone la sospensiva.
E ancora una volta la Prima sezione del Tar di Lecce – presieduta dal giudice Antonio Pasca - ha accolto le tesi difensive degli avvocati Pietro e Luigi Quinto, giudicando “l’ordinanza del Settore Urbanistica inidonea” e procedendo all’annullamento degli atti comunali.
Per i giudici amministrativi leccesi, nel dettaglio: “Risulta irragionevole ipotizzare che, a fronte della complessiva difformità dell’intero organismo edilizio – come si sostiene nell’ordinanza di demolizione del Comune - l’edificio avrebbe potuto ottenere il collaudo e l’abitabilità”.
Autorizzazioni che gli eredi di Villa Sauli, al contrario, hanno acquisito nel corso degli anni dai diversi enti coinvolti. Vicenda chiusa, dunque? Non è detto. Per ora il sindaco Chiuri si limita a commentare: «Le sentenze non si discutono. Al massimo, si impugnano». Si vedrà.