Tricase,5 aprile 2020
di don Donato Bleve
Domenica delle palme: Gesù entra glorioso in Gerusalemme messaggero di pace.
È il giorno del suo “Shalom” a un mondo sempre più incapace di costruire la pace. Cristo entra glorioso in Gerusalemme. Quali sono i “segni” della sua “gloria”? Un asino simbolo di profonda umiltà e mitezza.
Rami di ulivo da sempre simbolo di pace, da quando la colomba del diluvio ritornò con nel becco un ramoscello d’ulivo per indicare che poteva cominciare una vita nuova. Poi ragazzi che circondano Gesù e gli gridano: “Osanna al Figlio Di Davide, Benedetto Colui che viene nel nome del Signore!”.
Ragazzi … sempre presenti nel Vangelo, attratti e accolti da Gesù, mentre gli adulti si opponevano. Scelti da Lui come “segno” per i discepoli: “prese un bambino, lo pose davanti a loro dicendo: se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli”.
Mi pare che i giorni che viviamo, in casa, messi in silenzio, nella solitudine, nella mancanza e proibizione di contatti, di relazioni… siano un tempo buono per una verifica dentro la vita individuale, familiare e sociale.
Credo che sia un’occasione per liberare la nostra vita da tanti fronzoli e inutili preoccupazioni che a volte rendono cieca l’esistenza, vuoto il cuore…un deserto. Rendono la nostra umanità quasi un prato pieno di erbacce, ci portano a voltare le spalle gli uni contro gli altri creando così un mondo altamente conflittuale, una società resa impraticabile nel vivere e promuovere “umanità”, disvalori che non accomunano ma disperdono.
Questo tempo ci ha costretti a rapporti disumani. L’uomo non è fatto per isolarsi, per chiudersi in casa… per essere privato della propria libertà, ma per la relazione, per la creatività, per “entrare e uscire”, di casa, dagli uffici, dalle scuole, dalle chiese… per fecondare il mondo di “umanità”, quella vera.
Umanità che non accetta di essere violentata da oppressione, mafiosità, disuguaglianze sociali, da leggi non “uguali per tutti”, come è scritto nei tribunali, ma fatte per i furbi, i corrotti, gli sfruttatori degli operai, dei lavoratori e dei poveri, fatte per i “padroni…padrini”.
La domenica delle palme mi fa ricordare mio padre e tutto il mondo dei contadini, delle famiglie semplici come i bambini attorno a Gesù. Gente capace di dare il primato a valori grandi, non commerciabili: Dio anzitutto, come Signore assoluto del creato e della vita dell’uomo; lo dice solennemente la Sacra Scrittura: “Io sono il Signore, non avrai altro dio!”.
I nostri padri, nel giorno delle palme, portavano i rami di ulivo per la benedizione e la processione, per la Messa con la narrazione della Passione e Morte di Gesù. Tornati a casa, nel pomeriggio o il giorno dopo, si recavano in tutte le campagne di famiglia per “piantare” il ramo di ulivo benedetto al centro di ogni terreno pulito, senza erbacce perché la palma doveva emergere nell’orto e dovunque l’uomo impegnava il suo tempo per dissodare e lavorare la terra.
La “palma”, soprattutto quel ramo di ulivo, esprimeva ed esprime anche oggi, se vogliamo non perdere il significato delle cose, il grande valore della Pace, per la quale l’uomo deve usare tutte le risorse della propria intelligenza e del proprio cuore per costruirla o riedificarla quando è in crisi, e difenderla.
Quest’anno non possiamo recarci in chiesa per portare i rami di ulivo, né fare processioni e gridare e cantare “Osanna al Figlio di Davide…”.
Non possiamo seguire, se non sui mezzi di comunicazione, le celebrazioni della settimana più Santa dell’anno liturgico, cuore della nostra fede.
Credo, però, che possiamo “piantare” nel nostro cuore il ramoscello di ulivo, sgombrando il “terreno” da tutto ciò che ostacola la Pace: estirpare ingiustizie, oppressioni di ogni forma, calunnie, maldicenze, rancori, divisioni, e violenze… per accogliere nel cuore tutti, educando anche bambini e ragazzi… su quanto proclama Gesù di Nazareth dal “Monte”, quando dice: “Beati i costruttori di Pace, perché saranno chiamati Figli di Dio”, non “schiavi”ma “Figli”.
Il ramo di ulivo in terreno libero, lavorato e reso fertile, porterà a considerare la terra un “giardino”, come un valore in cui specchiarsi, ritrovare in essa il luogo dove coltivare e far fruttificare il grande bene della “PACE”, che è un valore mai commerciabile e un valore per le più positive relazioni fra gli uomini, fra le nazioni, i continenti e direi… fra la Terra e il Cielo.
Nel giardino del “mio cuore”, il mio orto di vita, di scelte responsabili, di sentimenti, di affetti, di rispetto e di relazioni con gli altri, domenica, 5 aprile, pianterò e coltiverò il “ramoscello del mio ulivo” per diventare “Costruttore di Pace”. Per me, per tutti.
E quindi si apriranno le nostre porte e potremo incontrarci e salutarci e guardarci con occhi nuovi, e cuore nuovo… saremo tanti “rami di ulivo” che cammineranno per le strade e continueranno a dare germogli e frutti di Pace.E sarà sempre “Pasqua di Risurrezione e di Vita nuova”.
Con i migliori Auguri Pasquali di Pace per tutti.