L’intervista a don Flavio ha posto l’accento su una questione ripresa da più parti.
Il coronavirus ha messo a rischio la salute, ma anche la tenuta sociale, facendo evidenziare, a chi più di altri sta in prima linea (come può essere un Parroco), gli iceberg di un disagio che ben può allargarsi per numero e per drammaticità.
Alle difficoltà economiche, si aggiungono altre difficoltà, forse più difficile da scorgere. Questa settimana abbiamo posto alcune domande a chi dirige le Scuole degli Istituti Comprensivi di Tricase per capire se, anche tra i ragazzi, possono emergere difficoltà e se anche lì si possono creare forme nuove di povertà. Fuori discussione l’ottima risposta che, nell’emergenza, le Scuole stanno dando e quindi anche le Scuole degli Istituti comprensivi di Tricase.
Notevole l’abnegazione del corpo docente e di tutto il personale, come notevole l’impegno dei ragazzi e delle loro famiglie. Tutto questo è fuori discussione e ben conosciuto. Tuttavia non mancano criticità, come quella che riguarda una certa percentuale, seppure non elevata (fermo restando che anche se fosse un solo caso sarebbe importante), che, per motivi diversi, non ha la strumentazione tecnologica necessaria o adeguata per poter seguire la didattica a distanza.
Se tutti, o quasi tutti, i ragazzi hanno un cellulare, l’uso dello smartphone, ad esempio, non è adeguato per seguire le lezioni. Vi è poi, spesse volte, la difficoltà derivanti dai limiti di Giga a disposizione.
Talvolta si tratta di ragazzi che vivono in famiglie, alcune volte prive di queste tecnologie, ma tal’altra con un numero di terminali video inadeguato a coprire le contemporanee esigenze di più componenti il nucleo familiare, che vede magari la presenza di più studenti o anche di uno o entrambi i genitori impegnati nel lavoro da casa.
Alle difficoltà –come ci hanno detto le Dirigenti Scolastiche- gli insegnanti tentano di sopperire in tutti i modi, financo, previo consenso dei genitori, con messaggi whatsApp oppure con contatti diretti, sempre a mezzo telefono o altro.
A loro il più grande apprezzamento, ma certamente il problema rimane.
Non vogliamo qui affrontare un altro aspetto che è più marcatamente educativo e che riguarda il necessario venir meno di momenti di condivisione e di comunità. Come dettoci dalle Dirigenti, il timore è che i ragazzi, con l’allontanarsi dal gruppo classe e dalla
Scuola, perdano l’orientamento, i loro punti fermi. Per un ragazzo, la socialità, lo stare insieme è fondamentale e se si combattono fenomeni di isolamento è tanto più evidente che lo stare insieme, il condividere spazi e momenti assume un valore educativo importantissimo. E’ bello in tutto questo far sapere che per sopperire a questi bisogni e dare una mano a queste nuove forme di povertà nascono iniziative encomiabili.
Oltre alla messa a disposizione in comodato gratuito di tablet per i ragazzi che ne erano sprovvisti effettuata dalle Scuole, è significativa l’iniziativa di alcuni genitori di Tricase che hanno deciso di comprare dei tablet e di regalarli a ragazzi che ne erano sprovvisti.
Gli stessi genitori hanno anche messo a disposizione contratti per il servizio internet, pagando anticipatamente schede per collegamenti internet.E’ un’altra risposta di solidarietà, di aiuto concreto.
Alla spesa per gli altri o, come è stata denominata, alla spesa/sospesa, si aggiunge il dono fatto da genitori che, in un momento di distanza sociale, si avvicinano agli altri, a chi vive firme nuove ma non meno gravose di povertà.
Un ringraziamento alle Dirigenti Scolastiche degli Istituti Comprensivi di Tricase, prof.ssa Anna Maria Turco e prof.ssa Rina Mariano che –da noi interpellate- non hanno mancato di trovare il tempo per fornirci le notizie e le considerazioni che sopra, seppure sinteticamente, abbiamo rappresentato.