di Giuseppe R. Panico
Per una località in crisi economica, quasi esistenziale, per la fuga dei giovani, per la bassa natalità, per essere lontani dalle grandi vie di comunicazione e per la assenza di insediamenti industriali e più avanzate capacità imprenditoriali, la buona politica e il buon “capitale sociale” costituiscono garanzia di sopravvivenza e sviluppo.
A maggior ragione quando, oltre ai finanziamenti per attività statali/assistenziali, spesso superflue e costose o di sola facciata elettorale, rimangono principalmente le marine ed il turismo.
Da noi tale sviluppo è da tempo condizionato dalla presenza del depuratore e nuove costose appendici, dalle acque reflue nella insenatura del Rio, dai vincoli del parco Otranto- Leuca e relative pesanti restrizioni ai fini turistici-insediativi e dal disinteresse verso nuovi significativi servizi (viabilità, parcheggi, discese a mare, posti barca, porti a secco etc.).
Prevale inoltre una cultura del mare troppo conservativa, rivolta alla resurrezione del passato e finanziata dallo Stato o che vede la costa come luogo di abbronzatura, frescura e shows vari e non come stimolo a sport nautici, moderna economia e imprenditoria del mare, benessere anche sanitario, o più avanzate attrattive. Comunque lontane da cementificazione e turismo incolto e massivo, oggi facilitato dal basso costo dei trasporti.
Ci si limita spesso ad affollarsi e solo galleggiare in “paluni”, anfratti e piscine costiere ove, nelle ore di punta, l’igiene ambientale e le troppe creme solari, ben poco lasciano al sapore di mare. Non si spiega diversamente la chiusura alla nautica del porticciolo di Marina Serra, avvenuta per volontà politica (Piano Coste), e carenze tecniche e gestionali mai adeguatamente affrontate Non vi sono barche ora nel porto, lo scalo ed i pochi spazi a terra sono in balia di bagnanti, in acque basse, racchiuse e poco igieniche anche per assenza di adeguato ricambio.
Ma la balneazione non dovrebbe essere nemmeno consentita lungo quello che tuttavia rimane un corridoio di varo ed alaggio. Una ulteriore conferma della nostra abitudine ad una balneazione portuale povera e ristretta (come anche al Porto fra banchina, barche e boe) con divieti spesso violati o “addomesticati”.
Non accolta (nel recente passato), anche l’attivazione “No Cost” al Porto di avanzati servizi a favore delle persone diversamente abili, così apprezzati altrove ambito Lega Navale.
Si preferisce ora indirizzarle (o confinarle) proprio nelle acque interne dell’antico porticciolo, privo di ogni servizio, ma essenziale per la nautica di Marina Serra che non trova posto nel già affollato Porto.
Per i disabili altro che facilitare l’accesso ai comuni siti balneari, come anche a Stabilimenti Balneari e Spiagge Libere con Servizi previsti dal Piano Coste. Purtroppo, per il secondo anno, tale piano ha fatto “Flop”, anche per assenza di quanto la relativa legge consente (nuovi parcheggi, bagni pubblici e posti di pronto soccorso).
Servizi che incentivano ovunque imprenditoria privata, investimenti e occasioni di lavoro, oltre che benessere locale, credibilità e qualità turistica. Non ci resta che augurarci una sua revisione, visto che il turismo salentino è principalmente nautico-balneare.
In tale attesa è auspicabile che a Marina Serra si attivi una corretta gestione dei residui servizi nautici (varo/alaggio, stazionamento, assistenza terra etc), favorendo anche l’iniziativa privata; come pure il coinvolgimento della comunità locale sul Piano Urbanistico costiero o PUG.
Ne è prevista la consegna entro fine anno ma della attuale amministrazione, ancora in crisi assessorile, non si conoscono gli orientamenti. Il tutto lungo una costa vietata in gran parte alla balneazione per “caduta massi” o falesie, anche su scogliere ove i massi in acqua o in testa, bisogna portarseli da casa.
A Marina Serra, Tricase può ora dire di avere una seconda, ma superflua e “innaturale” piscina, in aggiunta a quella ben nota e “naturale”. Le tombe dei nostri nonni che, circa 70 anni fa, decisero con lungimiranza di costruirci e lasciarci un porticciolo, sembrano intanto scoperchiarsi per dare spazio a un ben diverso uso dei loro picconi.
Necessaria/opportuna al Porto, e in grande stile, sul vasto pianoro, già dotato di spiaggetta, sul retro di Punta Cannone, la nostra politica la piscina l’ha invece trovata a Marina Serra, svilendone il potenziale economico e turistico. Intanto, alle scuole professionali locali orientate al mare, si affiancano al Porto corsi di nautica e vela per ragazzi (Lega Navale, Magna Grecia Mare etc) che per il loro futuro sognano il mare per lavoro, sport o cultura. Sogni realizzabili solo con la disponibilità di porti, porticcioli e posti barca, come peraltro di recente sostenuto dalla stessa Commissione Europea, e non certo con la loro chiusura.
Fra i 28 paesi d’Europa l’Italia è il paese che cresce meno e fra i meno acculturati; forse perché anche Tricase offre un valido contributo alla “decrescita infelice” ed alla immigrazione.
Non quella in arrivo via mare da altrove, ma quella di nostri figli e nipoti, da noi spinti lontano dal loro mare per emigrare altrove