di Alessandro Distante
La vicenda della strada statale 275 ha assunto, come era prevedibile, una assoluta centralità che va molto al di là della sola problematica del collegamento del Nord Salento con il Sud Salento, ma involge e stravolge equilibri di tutto il Capo di Leuca e lo stesso assetto politico-amministrativo tricasino.
Tutto nasce dal fatto, oggettivo, che il territorio di Tricase è quello più inciso dal progetto viario, sia che la strada venga realizzata con passaggio ad Est che con passaggio ad Ovest e, al contempo, dal fatto che l’attraversamento del territorio tricasino costituisce condizione imprescindibile per realizzare un’opera qualificata come strategica dall’ordinamento nazionale e ritenuta indispensabile dai Comuni posti a Sud di Tricase.
Prima questione: il passaggio ad Est o ad Ovest sta assumendo una forza divisiva ed è addirittura motivo di conflittualità tra Tricase ed i Comuni del Capo di Leuca, conflittualità causata anche dalla discutibile indicazione di rimettere ad un singolo Ente Locale una decisione che, partecipata e condivisa, necessita di luoghi di confronto e mediazione estesi all’intera Area e che non può vedere la Regione e lo Stato esentati dalla assunzione di responsabilità nella scelta.
Tricase viene accusata di perdere e far perdere tempo; di orientarsi per una soluzione, quella del passaggio ad Est, che appare agli altri tecnicamente di difficile realizzazione e molto più costosa con il rischio di pregiudicare la realizzazione della strada fino a Leuca con grave danno, a detta degli altri Comuni, dei loro interessi.
Seconda questione: la divisione e la conflittualità sembra ora spostarsi all’interno dello stesso Consiglio Comunale di Tricase, a leggere la dura presa di posizione del Presidente del Consiglio Dario Martina che non si limita a difendere il suo ruolo ma entra, senza alcuna riserva, nel merito della questione prendendo le distanze da una posizione dei Gruppi consiliari che, se non unanime, è maggioritaria.
Tutto ciò apre due scenari cruciali nel futuro ma anche nell’immediato.
Il primo scenario: riemerge la fondamentale domanda alla quale Tricase non può non dare una risposta e cioè se la Città sia capace di assumere il ruolo di Faro/Guida di un’Area che viene definita come Capo di Leuca. Per ogni obiettivo, ovviamente, c’è un prezzo da pagare o, per dirla in altri termini, ogni autorevolezza si conquista assumendo condotte che si fanno carico dell’intera e complessa problematica contemperando e mediando tra vari interessi, in questo caso, estesi ad un’intera Area.
E’ il caso che Tricase, se ancora in tempo, assuma un ruolo trainante nella soluzione della questione, non relegandosi ad un ruolo marginale e ad una funzione oppositiva e di chiusura, perché la “tricasinità” non diventi motivo di isolamento; se è vero che a Tricase decidono i tricasini, è altrettanto vero che i tricasini non possono decidere per gli altri e tanto meno per quei Comuni che, da un blocco della 275 alle porte di Tricase, si vedrebbero ulteriormente pregiudicati.
Il secondo scenario: Tricase deve assumere, per essere forte e decisiva, una posizione unitaria al suo interno, una posizione che responsabilmente si faccia carico di tutte le esigenze interne e di Area; solo così la proposta potrà avere una capacità contrattuale per chi sarà chiamato a valutarla. Se dovesse nascere una crisi politico-amministrativa gli effetti sarebbero su tutti i fronti, esponendo la Città al rischio di una eterodirezione, quanto meno per vuoto politico.
Il rischio è che la strada, invece che svolgere la funzione sua propria di collegamento e di avvicinamento, diventi esattamente l’opposto e cioè causa di divisioni all’esterno e all’interno, così segnando la crisi di Tricase.
Occorre un supplemento di politica, di quella capace di confronti aperti e responsabili, in controtendenza con la mal celata idea che il tempo (o il non fare) sia la migliore medicina.
E tuttavia quanto sta accadendo involge responsabilità anche regionali e statali non essendo possibile che una scelta su un’opera statale finanziata dalla Regione veda i due titolari dell’opera rimettersi alle determinazioni di un Comune, come, anche in pubblici incontri, è stato fatto credere.