I Genitori
Un cancello verde, un albero di falso pepe dal consistente e profumato fogliame, uno scivolo, un' altalena e una giostrina. Tutto ciò che gli occhi innocenti dei bambini hanno bisogno di vedere al mattino nel momento in cui fanno il loro ingresso a scuola.
Poi qualche passetto in più ed eccoli su di un'ISOLA FELICE.Un salone accogliente e suggestivo con una sceneggiatura che fa volare la fantasia dei bambini oltre le mura scolastiche accompagnandoli in un castello incantato ... davanti al focolare di Geppetto ... sotto un fondale marino ...
Una sezione ampia e luminosa, corredata di materiale didattico e stimoli visivi, arricchita da validi supporti per nutrire le menti dei più piccoli, un refettorio che ospita i bambini in una sala adibita alla convivialità e che non coincide con lo stesso ambiente in cui si svolgono le attività didattiche (come accade in molte scuole che non dispongono di una sala mensa), uno spogliatoio a misura di bambino, la toilette e la cucina. Tutto a disposizione dei bambini, facilmente raggiungibile dai loro passi svelti e sguardi curiosi.
Una scuola poco affollata, silenziosa, spoglia nei numeri, ma ricca di valore educativo e dotata di senso pedagogico.I bambini che la frequentano trascorrono gran parte della giornata in una seconda famiglia, in un ambiente tranquillo e incontaminato dalle leggi talvolta paradossali di una scuola che punta a formare alunni "competenti" sottovalutando, però, quell'approccio alla persona, fondamentale per accompagnare il bambino nella sua crescita.
Gli alunni iscritti alla scuola dell' infanzia di Depressa vivono serenamente nell'Isola che non c'è, fino al giorno in cui una notizia poco felice rompe l'incantesimo.A maggio i genitori vengono a sapere, in via ufficiosa, che la sezione potrebbe non essere autorizzata per il successivo anno scolastico, a causa della carenza di iscrizioni.Da quel momento, preoccupati per le sorti della scuola, i genitori chiedono al Dirigente scolastico un incontro urgente per avere maggiore chiarezza sulla questione.
Il tempo passa, i genitori insistono. L'anno scolastico si conclude con un'accurata rappresentazione in cui i bambini ripercorrono le tappe principali del percorso didattico svolto durante l'anno da docenti encomiabili sia umanamente che professionalmente. In questa calda serata di giugno, nel salone della scuola, si vive l'emozione dei saluti che precedono le vacanze estive unita alla preoccupazione per un futuro incerto, ma, al contempo, nei cuori dei genitori è ancora accesa la speranza che la scuola possa vivere ancora.
Intanto interviene il Dirigente scolastico … invano.A questo punto (siamo giunti a luglio 2018) i genitori chiedono di poter essere ricevuti dal Dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale e quindi si recano a Lecce per avere ulteriori aggiornamenti.L' esito dell'incontro in Provveditorato rivela la necessità di avere più iscrizioni, ma alimenta le speranze. Viene infatti prospettata la possibilità di autorizzare la sezione per le 25 ore settimanali come tempo scuola con una sola unità di docenza.
I genitori, consapevoli delle difficoltà gestionali di un sistema scolastico che punta a ridurre gli sprechi ed ottimizzare le risorse, sono pronti ad accettare (nonostante il disagio alle famiglie che avrebbe comportato un tempo scuola ridotto) e così si attivano subito per aumentare il numero di iscritti, che passa da 12 a 15 unità.Siamo a metà luglio. Nessuna risposta certa, ma ancora tanta speranza. Bisogna attendere la seconda metà di agosto per avere delle risposte.Intanto i genitori non si arrendono e, tenuto conto del fatto che la scuola dell' infanzia di Castiglione conta 15 bambini, decidono di incontrare il Sindaco di Tricase.
L' incontro con il Primo Cittadino risulta essere rassicurante. L' Amministrazione comunale si sarebbe impegnata e avrebbe fatto di tutto, per quanto le compete, per mantenere in vita l'unico brandello di scuola esistente a Depressa, dato che la frazione ha perso in passato la scuola primaria e secondaria di primo grado.Ebbene, giunti al 31 agosto, nessuna notizia. Tutto tace, tranne le voci di genitori tenaci, pronti a difendere ad ogni costo un'eccellente scuola di periferia.
Il capo d'istituto termina il periodo di reggenza e dal 1° settembre l' I. C. di via Apulia passa alla reggenza di un nuovo preside.I genitori dei bambini iscritti a Depressa incontrano il nuovo capo d'istituto il quale comunica la quasi impossibilità di mantenere la sezione per mancanza di unità disponibili nell'Organico.Solo nella prima settimana di settembre, a pochissimi giorni dall' inizio delle lezioni, viene appresa notizia che i bambini sarebbero stati accorpati ad una sezione nella sede centrale del Comprensivo.
Arrivati a questo punto, il Sindaco riceve da parte dei genitori un appello accorato a contattare i vertici delle istituzioni coinvolte.Dopo tutte queste vicissitudini è facile intuire il finale: il gruppo dei bambini della scuola dell'infanzia di Depressa è stato disgregato. Le famiglie sono state costrette a collocare i propri figli in vari istituti laddove ci fosse la possibilità di inserirli alla vigilia dell' inizio anno scolastico.
Il tutto senza una preventiva valutazione e scelta oculata della scuola.La battaglia per difendere questa realtà scolastica d'eccellenza è andata persa perché è stata condotta senza gli attori principali coinvolti.Quali sono stati i provvedimenti per evitare la soppressione di una scuola che avrebbe fatto la differenza? (… non a caso si stava già verificando una paradossale inversione di tendenza per la quale genitori residenti a Tricase avevano scelto la “piccola” Scuola dell’Infanzia di Depressa per i loro figli).
A questo punto, ad anno scolastico oramai avviato, gli interrogativi che rimangono ancora senza una valida ed esauriente risposta sono i seguenti:C’è qualcosa che poteva/doveva essere fatto – da persone più competenti di noi genitori – per assicurare la continuità di una così preziosa realtà in nome di quel "Patto Educativo di Corresponsabilità" scuola/famiglie ed in ragione degli appelli ripetutamente rivolti da quelle stesse famiglie a chi ha il dovere/onere di assicurare a tutti e ovunque il diritto allo studio?
Oppure le frazioni, già penalizzate sotto tanti punti di vista, devono accettare sommessamente anche la privazione di quel fondamentale diritto (sulla base dell’assurda “legge dei numeri”), cosa che non accade invece nei più sperduti paesi di montagna o delle piccole isole?
La politica dello struzzo non può reggere una comunità educante, non si può educare nascondendo la testa sotto la sabbia. Ci saranno in futuro la volontà e l'impegno per poter restituire alla piccola comunità quel pezzo di tessuto culturale che le è stato strappato?