Il racconto del “Cammino di Leuca” di Adriano, beneficiario dello Sprar di Tricase, gestito da Arci Lecce

Quello che vi proponiamo di seguito è il racconto di Abdikadir Abdirahman, meglio conosciuto da tutti come Adriano.

Adriano viene dalla Somalia e vive a Tricase da più di un anno. Insieme ad altri tre ragazzi, ospiti dello Sprar di Tricase, ha preso parte al programma “Carta di Leuca”, un’iniziativa della Fondazione Parco Culturale Ecclesiale "Terre del Capo di Leuca - De Finibus Terrae" e organizzata dal Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile.

La prima edizione risalente al 2016 consisteva in un “laboratorio permanente, interculturale e interreligioso, dei giovani che vivono nelle diverse sponde del Mediterraneo e che si impegnano vicendevolmente nella costruzione di un futuro migliore, avendo a cuore il futuro del Creato, la centralità della Persona e la costruzione di percorsi di Convivialità”.

Con il passare degli anni l’iniziativa si è evoluta acquisendo una dimensione internazionale attraverso l'adesione e il prezioso contributo di un numero sempre crescente di realtà autorevoli, tra cui diversi comuni della Provincia di Lecce, la Regione Puglia, le Provincie di Brindisi e di Lecce, le diverse Diocesi e Arcidiocesi del territorio, Arci Lecce, la Fondazione Migrantes, la Focsiv, la Caritas, ecc…

Con il titolo “Step by Step, Face to face” quest’anno l’iniziativa ha avuto luogo dal 5 al 10 Agosto 2018 ed ha coinvolto centinaia di giovani che hanno camminato insieme da Brindisi a Santa Maria di Leuca. Nel cuore dell’estate, Carta di Leuca è diventata un meeting internazionale che - attraverso il coinvolgimento in esperienze di volontariato e di cammino lungo le antiche vie di storia, di cultura e di pellegrinaggio – si è proposta come occasione per sollecitare un maggiore impegno di tutti verso la Pace. Paradigmi di questo impegno sono la lotta alle povertà, il contrasto alle mafie e ad ogni forma di illegalità e di abuso, il rispetto dei diritti umani e civili e la libertà: la libertà di migrare e la libertà di restare.

A distanza di qualche settimana dalla sua conclusione, Adriano ci ha raccontato la sua esperienza e le emozioni che ha provato a costruire insieme a centinaia di giovani provenienti da tutta l’Italia un percorso di integrazione.

“Nella mia vita ho sempre camminato tanto. In Somalia camminavo per trovare lavoro, per procurarmi il cibo, per raggiungere i villaggi vicini. Nel deserto camminavo per andare oltre. In Libia camminavo quando me lo ordinavano, altrimenti dovevo stare fermo.

Non avevo mai camminato per la gioia di farlo. Al “cammino di Leuca” l’ho fatto.

Ho incontrato tante persone sorridenti, ho parlato con loro e ho visto tanti luoghi belli. Mi sono fatto tanti video con cellulare e ogni tanto, la sera, mi riguardo i filmati per vedere la mia faccia in mezzo a tante meraviglie.

Al “cammino di Leuca” ho visto il mare, ma era un mare buono.

A casa mia oltre il mare c’è la guerra. Anche alle spalle del mare c’è la guerra.  Somalia, Yemen. Sempre guerra.

In Libia il mare fa paura. La barca che mi ha portato in Italia era tutta rotta e il mare sembrava cattivo. Tanti piangevano.

Al “cammino di Leuca” le barche erano nuove e tutti ridevano e scherzavano. Anche io ridevo e scherzavo.

Abbiamo camminato tanto. Io sono abituato a camminare, ma camminare di gioia è molto faticoso. La gioia pesa tanto. Non so perché, ma è così.

La sera sentivo i piedi gonfi. Ma ero felice. Stanco e felice.

È stata un’esperienza bellissima. Sono musulmano, ma non era un problema per nessuno. Al contrario, ho ricevuto tanto rispetto per la mia fede. E ho capito che forse è vero che crediamo in un unico Dio.

Mi sono sentito parte di una comunità accogliente, che ha saputo ascoltarmi e voleva conoscere il mio pensiero.

È bello poter dire quello che si pensa, anche se si è giovani. Anche se si è stranieri. Anche se si fa fatica a parlare in italiano.

Mi è piaciuto camminare di gioia.”

in Distribuzione