La mia colonna di Alfredo De Giuseppe
La vicenda va raccontata, perché nella sua linearità, fotografa l’attuale situazione di Tricase, della politica in generale, delle vuote parole, slogan di moda, spesso in netto contrasto con le cose reali da fare.
È noto a tutti che il ridente paese di Tricase non si è mai dotato di un piano regolatore generale. L’ultimo tentativo più o meno serio fu quello del 1960. Poi da allora ogni nuova Amministrazione ne ha promesso uno da fare con urgenza, tanto che in effetti l’urgenza è diventata quasi omissione.
Nel frattempo i 48 kmq del territorio di Tricase sono devastati in ogni loro parte: le campagne distrutte da oscene costruzioni, le periferie abbandonate, le frazioni senza collegamenti con il centro, che a sua volta non ha un senso pratico dal punto di vista della viabilità e della vivibilità. Si sono in parte salvate le due marine, ma per ragioni indipendenti dalle volontà amministrative locali.
Veniamo al fatto: il geologo Vittorio Emanuele Iervolino, uno dei tecnici incaricati alla redazione del nuovo PUG, convoca una pubblica assemblea da tenersi il 21 giugno nella Sala del Trono di palazzo Gallone, “per un Piano Geologico Partecipato”, durante la quale spera di apprendere altre nozioni utili: “Creare un portale cartografico per mostrare le varie cartografie in fase di realizzazione o già realizzate... censire tutti i Geositi presenti sul territorio ad incrementare il turismo nell’area (lavoro non dovuto per un pug)... censimento delle tante cavità antropiche con il vs aiuto...”
Queste erano le idee dell’ottimo Iervolino: credeva davvero che un lavoro così specialistico come il suo potesse essere condiviso con tantissima gente comune, con tecnici, politici e amministratori. Manifesti per le strade di Tricase, promo sui social, post personali, tutti con il pressante invito alla partecipazione.
Conclusione: all’incontro così pomposamente convocato erano presenti in tre, compreso lo stesso geologo.
Nessun amministratore, nessun cittadino, nessun giornalista e neanche un nuovo trappeto da censire.
Lui, torna a casa e scrive un pensiero su Facebook, dai toni strazianti: Nessuno presente alla giornata di incontro con la popolazione. Oggi sono tornato a casa a Napoli.
In questi giorni ho pensato alla totale indifferenza della cittadinanza al lavoro da farsi per la redazione della relazione geologica per il pug...Però lo stesso Iervolino, prima di chiudere il post con l’intento di cancellarlo dopo pochi giorni, afferma: nei 600km di ritorno a casa in un primo momento ho pensato:
ma in fin dei conti... che me ne frega?... Ma poi macinando kilometri ho ripensato al vostro fantastico paese e ci metterò comunque il cuore oltre che professionalità. Ma lo farò senza condividere nulla.
Tutta la vicenda insegna molto a tutti noi, e allo stesso tecnico, sui tempi che stiamo vivendo: innanzitutto la parola “partecipazione” è usata a sproposito, generando molto spesso equivoci, ritardi, contorsioni e inutili polemiche. Come si fa a immaginare che un PUG possa essere redatto con la partecipazione di persone comuni, di inesperti e di giovani, anziani e bambini in modo indistinto? È come immaginare che i tecnici della NASA facciano un sondaggio mondiale sulle modalità del volo verso la luna.
È invece corretto dare l’incarico a tecnici dalla provata esperienza e bravura, che in tempi brevi siano in grado di redigere un Piano che sappia guardare al futuro, sistemando un po’ delle storture dei decenni precedenti. Poi una classe politica attenta e onesta valuta nelle sedi istituzionali, con buon senso, il progetto complessivo. Solo allora, prima dell’approvazione definitiva, il buon politico può portare all’attenzione dei suoi concittadini le bontà, le contraddizioni e le prospettive di un piano evidentemente già strutturato nelle sue parti fondamentali.
L’attuale logica mediatica, solo virtuale e mai fattuale, di immaginare una specie di partecipazione collettiva su ogni aspetto tecnico della vita amministrativa fa sorridere, eppure è il mantra di questi ultimi anni. Si punta ormai a parole vuote più che a provvedimenti di sostanza. Eppure non si è mai visto un ministro dell’economia discutere con i suoi cittadini le misure che sta per varare, mai uno scienziato portare all’attenzione dei giornali i suoi studi preliminari, neanche un allenatore di calcio condividere la formazione della squadra con tutti i tifosi.
Il nostro caro geologo ha una sola strada: insieme ai suoi colleghi deve presentare nel più breve tempo possibile uno studio chiaro e approfondito. Deve fare bene il suo mestiere, deve impostare un piano che crei sul territorio condizioni ottimali nei prossimi trent’anni. Tutta la fuffa va abbandonata, lasciata agli esteti del nulla.