E’ in uscita il libro “Ahimé, parlo il francese”
scritto da Emanuele Codacci Pisanelli sul padre Giuseppe.
Un grazie all’Autore e all’editore Piero Manni per averci dato in esclusiva la possibilità di pubblicare alcuni stralci del Libro.
(Dalla introduzione di Bruno Manfellotto) “Posso serenamente affermare che Emanuele Codacci-Pisanelli ha fato benissimo a raccogliere, in questo libro delizioso, fatti, aneddoti, retroscena, fotografie che ripercorrono la vita densa e proficua del padre Giuseppe. Per almeno due buone ragioni (…) La prima riguarda la necessità di coltivare le memoria (…) E poi, ecco la seconda ragione, questo libro è uno stimolo a guardare indietro.
Provo a spiegarmi, non vorrei essere frainteso. La via di Giuseppe Codacci-Pisanelli studioso e docente id diritto; deputato alla Costituente e poi alla Camera; sindaco di Tricase, nel suo Salento; fondatore dell’Università di Lecce; presidente dell’Unione interparlamentare; più volte ministro; poliglotta (da cui il titolo tratto da un grazioso aneddoto), testimone e protagonista di decisivi accordi internazionali è il paradigma di come si svolgesse, allora, la selezione della classe dirigente, e di come ciascuno degli eletti si sentisse poi orgogliosamente ed eticamente impegnato a mettere le proprie conoscenze a disposizione della nazione che servi nell’Aula comunale, in Parlamento, all’estero.
Oddio, come tutto questo appare oggi così lontano, dimenticato, smentito, Eppure, se il Paese ha ancora una speranza di rinascita, di riscatto, di crescita è proprio da qui che bisognerebbe ricominciare, dalla formazione e dalla scelta di politici e grand commis all’altezza die tempi e di sfide terribili” (Bruno Manfellotto).
(Dal Libro) Papà era anche quello di cui nessuno nei primi tempi sapeva che si occupasse di armi atomiche e della pace nel mondo. Nella piazza di San Francesco ad Assisi nel 1961, in occasione della Prima marcia per la pace, venne invitato dai Padri francescani e nella Basilica pronunciò un discorso sui rischi che avrebbe comportato la esclusione della saggezza dalla politica internazionale.
Era già stimato Presidente dell’Unione interparlamentare e le maggiori potenze a lui si rivolgevano affinché anche a Berlino si raggiungesse il necessario equilibrio per la pacifica convivenza.
Nella Basilica disse: “Purtroppo centinaia di migliaia di persone continuano ad essere convinte della inevitabilità delle guerre. Gli italiani, ai quali tanta luce è stata concessa dalla loro storia, debbono svolgere ogni possibile azione, specialmente nel campo della cultura, per dimostrare come la guerra sia in contrasto con i fondamentali principi dell’ordinamento giuridico umano”.
Oggi quella marcia, nata per ricordare la guerra sia sempre e comunque da evitare per risolvere qualsiasi controversia, è famosa in tutto il mondo.
In qualunque luogo mio padre non dimenticava mai di essere italiano e di operare per la pace.
E’ vero che, giusto un mese dopo Assisi, incontrò Kruscev e poi De Gaulle, Macmillan, Kennedy e tanti altri capi di Stato come nessuno ha mai fatto? Certamente, corrispondeva al mandato che gli era stato affidato dall’Unione interparlamentare, e volle coniugare il raggiungimento della pace a Berlino con il contenimento della proliferazione degli ordigni nucleari.
Ma quale era la sua forza? Perché lo ricevevano alla Casa Bianca e al Cremlino? Perché era da solo nella Sala Ovale a discutere con il Presidente degli Stati Uniti? I Presidenti d’oltreoceano da sempre, dopo una foto ed una stretta di mano in compagnia degli ambasciatori, dicono: “Prego la porta è da quella parte…”.
Perché al Cremlino Kruscev con lui era disteso, lo chiamava con simpatia “Il vecchio moscovita” e, citato il Vangelo nell’incontro, quasi in cambio della firma del trattato, la figlia Rada incontrò riservatamente a Roma papa Giovanni XXIII?
“Papà perché eri lì? Ma è vero che hai incontrato tanti presidenti, re e primi ministri?” gli chiedevo curioso quando ero bambino.
“Forse” rispondeva e poi cambiava discorso, spostando l’attenzione su argomenti che sapeva essere di mio interesse.