di Giuseppe R. Panico  Ad un’estate fra le più calde della storia, come pure fra le più infuocate dagli incendi e fra le più secche degli ultimi decenni, tale da far razionare l’acqua pure a Roma, non poteva mancare anche un terremoto in Campania. Sul fronte estero, a scaldare ancor più il clima ci pensa la Corea del Nord ove, pur di avere un po’ di bombe atomiche da lanciare, non esitano a fare la fame.

I vicini Giapponesi, che le atomiche le hanno già subite, dicono che il futuro non sarà affatto luminoso e, per precauzione, hanno deciso un massiccio aumento delle spese militari. Da noi, intanto, nella perenne sfida uomo-donna, sembra che lo stupro sia diventato uno “sport” di massa ma ben poco denunciato e, dunque, troppo impunemente praticato. Per essere poi ipocritamente o politicamente corretti, spesso non si dice da dove o da quali culture arrivano gli aggressori.

Il lato buono di questa nostra estate è che finalmente il governo ha dimostrato di avere qualche nervatura e, sul fronte immigrazione, dopo tanti anni di cose sbagliate, ha cominciato a farne qualcuna migliore all'insegna di quella “Ragion di Stato “ da tempo sepolta sotto il peso della “Ragion di Partito” o di irragionevoli opinioni. Abbiamo avuto un turismo eccezionale, aumentato in Italia di circa il 16 % , con prevalenza verso il mare, la nostra regione e dunque il nostro Salento ove la qualità degli ospiti estivi ha però risentito spesso della cultura “cafonal”o del medio- basso livello. Forse in linea con l' entità e qualità dei servizi che siamo in grado di offrire.

Nella nostra Tricase, a fronte di tanti eventi culturali, o presunti tali, nuovi sostanziali servizi e strutture balneari o costiere rimangono sempre nel libro dei sogni. Parcheggi, bagni pubblici, discese a mare, scorri-mano per non cascare o scivolare etc troppo pochi o manco per sogno; invece musiche ad alto volume, moto fracassone su una litoranea ben poco pulita e bandiere italiane da mesi ridotte a stracci, malgrado le osservazioni dei turisti. Al panoramico parcheggio del Lavaturo, nemmeno un cestino dei rifiuti, riversati invece sulla sottostante scogliera .

A Marina Serra, causa le nostre modeste capacità natatorie e di agilità sugli impervi scogli, la piscina “naturale” è sembrata spesso una scatola di sardine. Ma, a differenza di queste, per i bagnanti in salamoia nel poco spazio, solo posti in piedi con più facile sfoggio dei loro tatuaggi. Quasi “atti pubblici” su “cuerpos pintados”o ridotti a pergamene con scritte da leggere o decifrare. Quelli seduti erano sopratutto in auto, alla vana ricerca di un parcheggio.

Meno male che, oltre mezzo secolo fa, facemmo quella piscina; una storica continuità con le varie “conche” scavate sulla scogliera ove le nonne, timorose dell'alto mare, si bagnavano con i “suttaneddi” addosso. Ma è grave che, in occasione del Piano Coste, non si sia prevista una soluzione similare e ben più ampia sul retro di Punta Cannone. Ove le acque esterne e la scogliera sono impervie o profonde e si intende incrementare il turismo e dunque l'economia, ci si attiva per avere “acque Interne” o piscine di mare atte alla balneazione.

Noi, invece, oltre ad esserci privati del canale del Rio, ci priviamo pure di un più razionale uso dei dei nostri due porti turistici. Cambiare mentalità è alquanto difficile soprattutto ove la cittadinanza è sempre più anziana e dunque restia al cambiamento; ove troppi giovani studiano e non lavorano e dunque pronti ad assorbire la stessa mentalità; ove tanti altri emigrano e non ritornano, ed ove, in mancanza di quel dinamismo derivante da una più ampia attività imprenditoriale/economica, permane la sudditanza verso i poteri aristocratici del passato e quelli burocratici del presente.

La prossima estate sarà il Piano Coste (o il PUG in itinere) a darci una svolta? Lo vedremo se sarà reso operativo e non ci farà rimpiangere la scogliera libera del tempo passato a fronte delle previste lottizzazioni balneari. Per la nostra salute e la conseguente economia, meno male che ci pensò un cardinale.

Per il nostro moderno sviluppo collettivo sembra invece di sentire Carmelo Bene parlare della nostra terra come del “Sud del Sud dei Santi” come se anche i Santi rinunciassero a dare una mano a chi si dimentica di “aiutati che Dio ti aiuta”. Potremmo forse, come nel bel film “La vita in Comune”, girato dalle nostre parti e con nostri concittadini, scrivere al Papa per farci cambiare intenzioni e mentalità o aspettare il ritorno della foca monaca quale nuovo messia venuto dal mare ad indicarci il mare come sviluppo.

Avremo un autunno , se non “caldo”, già piovoso e tempestoso con una 275 ancora da definire ed i soliti problemi antichi. Mentre Gallipoli ed Otranto, ben più facilmente raggiungibili da Lecce o aeroporto, grazie ad una migliore e scorrevole viabilità, vedono aumentare più decisamente il turismo e dunque anche il valore dei propri immobili, il nostro Capo di Leuca diventa ancora più una periferia peninsulare.

A tratti bellina e da “museo”ma economicamente stagnante e a Tricase, con il 25% delle abitazioni ormai inutilizzate. Per la prossima estate, una “lesson learned” come direbbero gli americani, e forse una amministrazione che, già operativa, saprà evitare, con l'aiuto e la dedizione di noi tutti, di farci dire o sentire “nulla di nuovo sul nostro fronte meridionale”. In fondo, con o senza film o foche monache, più “Vita in comune” potrebbe far risorgere il nostro Comune.

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