di Alfredo De Giuseppe Una delle cose più interessanti delle pre-campagne elettorali è la seguente: ci sono delle persone che all’improvviso, all’inizio dei casting, salgono all’onore delle cronache come probabili (quasi sicuri) sindaci.
Poi nel corso della selezione vengono abbandonati, spesso in malo modo, senza neanche averli interpellati e senza nessuna spiegazione pubblica. Alcuni di loro sono persone per bene che hanno una storia personale e professionale di un certo rilievo.
In altri casi sono politici di breve corso che tentano la ruota della fortuna.In ogni caso sono dei nomi utili alla causa, quella da servire al pubblico amico, desideroso di sapere che c’è una certa discussione, che si sta parlando di qualcosa.
Tanto per evitare di parlare delle cose serie da fare, magari analizzando con coerenza e serietà quelle già fatte.
Però la domanda che più mi intriga è: come mai queste persone, dopo essere state protagoniste per un week-end, diventano silenziose, non rilasciano dichiarazioni, non scrivono articoli, si chiudono in un eremo politico fatto di precetti e preghiere?
Eppure sarebbe interessante (e utile in prospettiva) conoscere le dinamiche della scelta del personale politico, in definitiva anche i loro stati d’animo, i loro pensieri più sinceri. Invece un silenzio, forse terapeutico, ma certo funzionale alle prossime elezioni: non aver parlato può diventare produttivo, il loro nome può essere riproposto in una delle prossime kermesse, sia pure fra la sorpresa generale.
Hanno ragione: non prendere posizione su nulla è un buon viatico per essere il sindaco di tutti. Del resto negli ultimi anni quasi tutti i candidati hanno attentamente evitato di parlare di Politica, di schierarsi apertamente, di difendere un diritto civile, un albero o anche l’asfalto di una strada: il silenzio è utilissimo al futuro candidato sindaco. Specie se non sa che pesci prendere.