Racconti dalla EST : LUNGA VITA AL CALCIO POPOLARE

di Alberto Colangiulo

Domenica 20 novembre, Tricase – Lizzano 4-2, si ritorna primi in classifica con una Gradinata Est orgogliosa di pulsare a corpo unico. Basterebbe questo per cerchiare di rosso questa data, sottolinearla di blu e ricordarcela per sempre. Eppure c’è qualcos’altro che ci rende felici ed entusiasti di frequentare questo luogo bellissimo fatto di grigio cemento armato sistemato a gradoni. Ci sono le felpe nere dei tifosi, le loro urla, i cori, le battute, le risate, le bandiere che colorano il tutto. La felicità! E c’è dell’altro.C’è che il tifo, e la passione per la propria squadra, la squadra della tua città è qualcosa di magico e di affascinante e che, come tale, contagia un po’ tutti e diventa un sentimento imprevedibile e trasversale.

Trasversale in ogni senso, da ogni direzione, per ogni direzione. Basta uno sguardo e ti accorgi che in  quel corpo unico che saltella e che canta ci sono tante generazioni  che si muovono per la stessa passione. C’è il nonno e il nipote. Sì, il nonno e il nipote. Il sessantenne, il cinquantenne, il quarantenne, il professore d’italiano, l’operaio, il militare, l’impiegato , l’universitario, il liceale, il gruppo delle scuole medie. Ragazzi e ragazze, passione e divertimento.

Trovatelo un posto, un luogo così. Se lo sognano tutti. Qualcuno sarebbe disposto a comprarlo e clonarlo per usi impropri. Ma posti così non sono in vendita, e sono aperti a tutti. Si viene, si canta, si soffre, e si ritorna a casa. Novanta minuti di pura rigenerazione.E c’è dell’altro. Ancora dell’altro.C’è che come domenica la tua squadra è in vantaggio di un solo gol. C’è che ci siamo divorati un po’ di reti e siamo in affanno e abbiamo tanta paura di rivivere brutte situazioni. Si canta,  si saltella, si incita, ma la paura è tanta. Sbagliamo ancora un gol. Loro sono in dieci e pensano di farcela e di acciuffarci. Il calcio è beffardo e aspetta sempre l’ultimo istante per irriderti contro e presentarti il conto che non t’aspetti.

Ma c’è un ragazzo che gioca in difesa e che vuole metter a posto le cose, taglia l’intero campo e con volontà imperiosa decide di chiudere la partita. Gol! Le sue braccia esultano in corsa verso la Gradinata Est che lo attende ma lui, d’improvviso,  cambia direzione e va dalla parte opposta dove c’è un bambino, il suo,  che lo aspetta. Si abbracciano e si rotolano sull’erba. Bhé! Lo trovate o no un posto così? A noi piace questo calcio, fatto di cuore e sana passione, fatto di sentimenti condivisi ed immagini indelebili. Fatto di felicità.

A noi piace il calcio popolare.

 

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