Incontro con Fabrizio Barca
di Alessandro Distante In un piccolo, ma grazioso, hotel del Capo di Leuca di un piccolo, ma altrettanto grazioso, comune del Basso Salento, si sono dati appuntamento martedì scorso i vertici politici delle Amministrazioni Comunali del Sud Salento, tra i quali anche alcuni Assessori del Comune di Tricase, per un confronto sulle criticità e potenzialità del territorio. Il tutto sotto la supervisione attenta di Fabrizio Barca, già Ministro della Repubblica italiana ed ora a capo del CTAI, una struttura della Presidenza del Consiglio dei Ministri che gira per l’Italia e favorisce la conclusione di accordi con le c.d. Aree interne.Un pomeriggio nel quale operatori e fruitori del settore dello Sviluppo Locale, della Salute e dei Servizi Sociali, della Scuola e della Formazione, della Mobilità e dei Trasporti locali, tutti del Basso Salento, hanno rappresentato, nei cinque minuti loro concessi, punti di forza e di debolezza ed hanno delineato chiavi di lettura del presente ma soprattutto del futuro.“In Italia –ha detto Barca- ci sono tante Aree che si ritengono l’ultimo lembo, perché l’Italia è formata da tanti punti terminali e cioè di luoghi oltre i quali non si può andare.”. Non basta quindi essere De finibus Terrae per guadagnarsi attenzioni e quindi anche fondi statali. Ma quello che Barca ha sottolineato, anche con forza, è che l’intervento pubblico non può essere finalizzato a finanziare singoli interventi o singole opere, ma deve inserirsi in un patto tra lo Stato, la Regione e gli Enti Locali che può avere valore e può ricevere fondi se è finalizzato ad un progetto di sviluppo. “La domanda che dovete porvi è quale Salento volete tra venti anni”, ha detto con forza Barca.“Quello che conta non sono i progetti ma le persone”; così sottolineando come sono le idee e non gli interventi ad essere fondamentali, il progetto e non le opere.E in questo senso Barca non ha mancato di ricordare che le risorse pubbliche elargite nel Mezzogiorno non sono state affatto irrisorie; il problema è, allora, il ritorno di quelle risorse o, meglio, la traduzione di quei finanziamenti pubblici in cambiamenti stabili e positivi del territorio. E poi alcuni dati ed imput significativi: il settore turistico, pure in forte crescita, non può essere l’unico settore sul quale puntare ed investire. Occorre –secondo Barca- riqualificare culturalmente o contaminare il passato, il presente ed il futuro recuperando quella produzione del manifatturiero che, fino a qualche decennio fa, era il punto di eccellenza del Capo di Leuca. Ed il dialogo intergenerazionale diviene un metodo fondamentale per questa operazione di recupero e di rigenerazione e riqualificazione. L’agricoltura costituisce –secondo l’Esperto- un altro settore di estremo interesse e con grandi potenzialità. “Eppure –ha detto Barca- i prodotti DOP e IGP sono soltanto un ventesimo di quelli di altre aree interne italiane”. Ciò vuol dire che non vi è stata adeguata valorizzazione dei prodotti della terra. Ciò che conta è saper vendere perché in agricoltura è importante produrre ottimi olii ed ottimi vini ma poi ciò che conta è venderli bene, così da rendere remunerativa la produzione. Nelle nostre aree vi è stato un decremento della popolazione impiegata in agricoltura pari al 44% a differenza di un dato negativo, ma migliore, di altre aree simili dove la popolazione che vi lavora è diminuita del 33%.Un altro dato che Barca ha sottolineato è che nel mondo delle imprese salentine ben l’11% è formato da cittadini stranieri, anche se il tasso di immigrazione è bassissimo. La spiegazione è che molti cittadini stranieri aprono soprattutto attività commerciali ed il riferimento esplicito è stato ai cinesi. “Non pensate di poter programmare il vostro futuro a prescindere da questo dato; dovete coinvolgerli nei processi di lettura e di sviluppo. Non è facile, ma è un obiettivo importante”. Leggendo un interessante documento firmato dai Comuni aderenti all’Area, Barca lo ha qualificato come un punto di partenza ma assolutamente insufficiente. L’impostazione del lavoro che potrebbe portare all’Accordo con lo Stato e la Regione deve essere quella non di chiedere per realizzare singole opere, ma di elaborare un’idea di sviluppo.Ed in questo diviene fondamentale la partecipazione ed il coinvolgimento di tutti gli attori del territorio creando quel positivo atteggiamento di dialogo e di condivisione che, trasversalmente, viene ad interessare tutti i mondi, da quello produttivo a quello della formazione e della scuola, da quello delle infrastrutture a quello dei servizi. Particolarmente e ripetutamente citati i temi dei trasporti sia su rotaie che su strada e della sanità con una sanità sul territorio diffusa ma tendenzialmente deospedalizzata. Barca non ha mancato di apprezzare lo spirito collaborativo e la capacità di cooperare da parte dei Comuni del Capo di Leuca che già da tempo lavorano insieme in Unioni di Comuni, ma quello che deve acquisirsi è comprendere che le singole realtà cittadine devono sentirsi parte di un’area e quindi cedere pezzi della loro territorialità in favore non solo di una gestione comprensoriale ma di un progetto di territorio vasto. Un pomeriggio, quello svoltosi a Patù, di estremo interesse ma soprattutto che ha posto in risalto un metodo di lavoro innovativo: ad offrire spunti di analisi e di proposta non solo uno o più relatori ma chi è sul fronte, chi lavora ogni giorno nei vari settori, così coinvolgendo direttamente non solo, ad esempio, il dirigente delle ferrovie del Sud Est ma anche il pendolare che impiega due ore per raggiungere Lecce e che trova le stazioni chiuse e non può fare il biglietto salvo poi beccarsi 50 euro di sanzione; non solo il dirigente scolastico ma anche lo studente; non solo il sindaco ma anche il comune cittadino.Un metodo nuovo che voleva rappresentare anche un’idea nuova di finanziamento pubblico; un finanziamento che interviene su un progetto che nasce dal basso e che è partecipato.Un metodo ed una possibilità nuova per creare un Capo di Leuca aderente alla storia, attento alle sue ricchezze, ma capace di offrire occasioni di lavoro e quindi di permanenza per i giovani.