di Alessandro Distante Le cronache politiche cittadine di questi giorni mi portano a ritornare su una questione che posi qualche tempo addietro: il disagio causato dall’allargamento del Partito Democratico.Quando un gruppo cresce è solitamente segno di salute e la convergenza su programmi e strategie non può che essere motivo di orgoglio per i militanti e per i responsabili di quel partito e costituire punto di riferimento forte per i cittadini. Ed invece a Tricase non è così, tanto che l’allargamento del Partito Democratico ha determinato disagi e polemiche: da una parte alcuni Consiglieri comunali, presentatisi agli elettori come di opposizione alla maggioranza Coppola, hanno preso la tessera del Partito che ha sempre sostenuto il Primo cittadino; dall’altra, i Consiglieri che si erano presentati a sostegno diretto di Coppola, ma con liste differenti dal PD, ora entrano nel gruppo consiliare del PD. Ma tutto ciò, paradossalmente, non rafforza il Partito, al punto tale che i suoi vertici annunciano le loro irrevocabili dimissioni (peraltro bene accolte dalla Segreteria provinciale che annuncia il commissariamento). Non ho titolo per entrare nelle vicende di un Partito, ma ritengo di avere titolo, come cittadino, per fare alcune considerazioni e per continuare a chiedermi, in maniera spero eccessivamente preoccupata, se quelle vicende non confermini ed acuiscano quel disorientamento nei cittadini e se non segnino un ulteriore colpo ai già deboli canali democratici.Quando i cittadini, con il principale strumento che hanno e cioè con il voto, fanno delle scelte, pretendono che quelle scelte vengano prese sul serio e rispettate. So bene che in Italia vi è il divieto di mandato imperativo e quindi l’eletto può anche agire diversamente dal mandato ricevuto dagli elettori, ma vi è pure in Italia, almeno spero, il dovere di compiere scelte comprensibili.Un partito, ovviamente, non può che essere aperto, ma l’ingresso, come accade in tutte le associazioni, deve essere sempre verificato anche negli effetti che questo determina. Non può accadere che il riccio, per ripararsi dalla pioggia, entra nella tana della volpe e finisce per cacciarla, come raccontava una favoletta di un tempo.Se in politica i numeri hanno certamente un valore, non è detto che siano un valore assoluto. Non sempre l’avere più iscritti equivale ad avere più consenso e quindi più voti, come non sempre l’allargare le coalizioni porta a maggiore successo elettorale, come hanno detto le cronache delle amministrative di questi giorni.Ogni scelta deve fare i conti con modi e tempi; in democrazia, non si possono certo impedire passaggi o evoluzioni, ma occorre fare attenzione a non finire nella spiacevole condizione di chi per raggiungere un fine finisce per distruggere lo strumento che serve per raggiungere quel fine.E gli ultimi avvenimenti della politica cittadina con un gruppo consiliare che ingloba quasi tutta la maggioranza ed un Partito che annovera tra i suoi iscritti quasi tutti i consiglieri comunali sembra rispondere più a strategie elettorali che a logiche politiche e programmatiche e sorge forte il sospetto che rifletta e riproduca, su scala cittadina, scontri all’interno del Partito Democratico tra autorevoli protagonisti della politica regionale, con la conseguenza dell’affidare a commissari esterni la conduzione di uno strumento di partecipazione locale.Il tutto giova a Tricase? Ad una sua crescita politica? Alla formazione di quel dibattito che è momento essenziale per delineare progetti ed individuare protagonisti della futura competizione elettorale? Il rischio è il disorientamento e la disaffezione per la buona politica, quella delle passioni ideali e non delle convenienze opportunistiche, quella dei protagonisti collettivi e non delle esposizioni personalistiche. Il rischio è quello dello scollamento tra i cittadini e gli eletti con la sfiducia nelle forme di partecipazione e con l’affidarsi al salvatore di turno.

in Distribuzione