di Alfredo De Giuseppe C’è poi una Tricase che mi piace. Quella degli artigiani per esempio. Abbiamo avuto nei primi del Novecento i fratelli Peluso, fra i migliori mosaicisti d’Italia: oltre a centinaia di mosaici sparsi in tutto il Salento, cattedrale d’Otranto compresa, un loro lavoro (non firmato) è presente anche nella Galleria Vittorio Emanuele di Milano. Poi molti bravissimi ebanisti, muratori, sarti e ceramisti: oggi quella tradizione continua e, a nome di tutti, citerei Agostino Branca come esempio di arte, dedizione, creatività e gentilezza. Mi piace l’associazionismo, quello vero, magari scegliendo fra le oltre 150 presenti nel nostro Comune. Ci sono sodalizi che in dieci anni di vita hanno inciso profondamente nella socialità di Tricase, vedi l’Associazione Magna Grecia Mare che, partendo dal recupero di un’imbarcazione abbandonata da donne e uomini curdi, ha generato progetti e iniziative di tale livello da trasformare lentamente il Porto in qualcosa di straordinario. Mi piace l’Associazione Libeccio che raccoglie gli ultimi veri pescatori e le famiglie storiche del Porto. Così come l’Associazione di Marina Serra ha dato un notevole contributo alla sensibilità ambientalista, alla sua pulizia e alla divulgazione di un posto meraviglioso. Mi piacciono molte altre associazioni, di volontariato e di cooperazione, che in silenzio fanno quel che possono per accogliere e aiutare gli altri. Mi piacciono i tanti piccoli imprenditori che pur nelle estreme difficoltà mantengono integro il loro senso di autonomia e la loro dignità: sanno di non poter chiedere nulla a nessuno. Mi piacciono quei ragazzi che sono attenti ai valori ambientali e pur nella confusione della politica attuale cercano ogni giorno di informarsi e discernere le notizie. Mi piace chi tenta di resistere in questa terra inventandosi qualcosa di nuovo, affrontando difficoltà endemiche e grandi quantità di scetticismo e diffidenze: producono bio, olio, verdure e anche opunzie. Mi piacciono quei ragazzi, tanti, più di quanto si sappia, che a Londra, Milano, Roma, nel mondo, si fanno apprezzare in posti di grande responsabilità. Ne conosco alcuni: portano con loro l’amore per Tricase, ovunque siano, insieme a valori di onestà e serietà che qui albergano con una percentuale abbastanza alta. Mi piace che a Tricase non ci sia la malavita organizzata, che nessuno sia il boss del quartiere, che nessuno faccia il prepotente con commercianti e imprenditori. Mi piace che il Comune non sia inquinato da mafiosi corrotti e non è roba da poco nell’Italia di oggi e un qualche merito va pur dato ai funzionari che lo reggono da decenni. Mi piace che ci sia un Ospedale che, nel gioco privato-pubblico, funziona, si aggiorna, si trasforma: senza quel posto saremmo davvero più poveri, in tutti i sensi. Mi piace che Tricase abbia tre cinema, che in percentuale sugli abitanti significa essere fra i primi in Italia. Mi piace il Salento Film Festival dove ogni anno Gigi Campanile, fra mille difficoltà, ci porta nel sogno di mondo lontani, delle sfide di paesi in fase di emersione. Mi piace che si faccia tanto teatro: segnalo come esempio il lavoro di Pasquale e Michela Santoro che, oltre alle indubbie doti artistiche, hanno aggiunto importanti valori sociali come “il Club dei Piccoli lettori” che ogni estate coinvolge centinaia di ragazzi. Mi piace che ogni presentazione di libro è un piccolo successo, la sala gremita e gli autori felici. Mi piace quando vengono organizzate manifestazioni originali come Alba in Jazz o i Laboratori sugli antichi metodi di scrittura alla Chiesa dei Diavoli. Mi piace che a fare cultura ci sia gente come Isabella di Marescritto, che gestisce una libreria del cuore, inserita fra le migliori indipendenti, a dimostrazione che per le idee non c’è bisogno di grandi spazi ma solo di grande passione. Mi piace il Volantino, espressione di costanza e passione: la sua presenza è fondamentale per la diffusione delle notizie politiche e culturali. Uscire tutte le settimane per quasi vent’anni è un’impresa da ricordare. Mi piace osservare da lontano e da vicino i tanti artisti di Tricase: cantanti, pittori, fotografi, scultori e musicisti che cercano di vivere del loro genio, senza chiedere elemosine, senza grandi show ma con tanto entusiasmo. Mi piace, lo cito per estrema simpatia, Cristian conosciuto come Jessi Maturo, un talento sottovalutato: da tricasino almeno un suo concerto lo devi aver visto. Mi piacciono i bambini che riempiono le piazze della città e ci giocano ancora, molto più che in altre realtà. Mi piacciono i tricasini che in silenzio, in vecchiaia, sono tornati dopo una vita da emigrante e ora ci osservano con una certa trepidazione. Mi piace la positività dei nuovi residenti di Tricase, persone che liberamente hanno scelto di trasferirsi qui, portando esperienze e sensazioni di altri mondi. Mi piace l’odore della terra di Tricase, che muta da Lucugnano a Tricase Porto, per varietà e intensità. In pochi chilometri pare ci sia tutto il possibile buono che la terra possa offrire. Mi piace chi sta a guardare per ore il mare in tempesta e conta le onde lunghe e quelle alte. Mi piace al calar della sera osservare il vecchio contadino che torna in bicicletta dalla campagna, orfano del cavallo di un tempo, portando con sé il peso di una vita e la leggerezza di una cicoria.