La frontiera, “linea immaginaria eppure realissima”, luogo simbolico del conflitto fra la paura dell’altro e l’accoglienza in nome del diritto internazionale e della solidarietà umana. Faglia che divide il Nord e il Sud del mondo e che riassume le tracce di tante storie, spesso rimosse, di colonizzazione, sfruttamento del primo nei confronti del secondo. La frontiera è quel campo di resistenza delle centinaia di migliaia di persone, uomini, donne, bambini che si riversano ai confini dell’Europa per sfuggire a guerre decennali, torture, miseria e persecuzioni. Ma è anche quella linea immaginaria che attraversa le nostre città alle prese con la sfida della convivenza e della multiculturalità. Negli ultimi tempi la frontiera evoca in noi immagini orribili, da cui distogliamo lo sguardo, tanto è il peso emotivo che ne viene alle nostre coscienze, tanto soffocante il senso di impotenza e tanto più semplice liquidare il fenomeno come altro dalle nostre vite. La Frontiera (Feltrinelli) è l’ultimo libro di Alessandro Leogrande, un libro necessario, capace di restituire dignità narrativa al fenomeno della migrazione, rompere la cappa di assuefazione e di oblio che il bombardamento di news, numeri e insieme la disinformazione rischia di produrre. Per farlo Leograndesmonta la narrazione dominante di un esodo onnicomprensivo e di una frontiera lineare, raccontando gli esodi individuali e i viaggi lunghi mesi, anche anni, la cui parte visibile restano per noi gli sbarchi sulle nostre coste. Nell’immaginario collettivo le persone che affollano i barconi nel Mediterraneo sono un tutt’uno omogeno che fugge da un altrove generalizzato che nessun legame ha con la nostra storia. Leograndenomina quelle persone e fa emergere il modo in cui ridefiniscono il proprio vissuto, aiutandoci anche adecostruire la differenza arbitrariafra rifugiati e cosiddetti migranti economici al centro delle politiche europee. Allo stesso modo fa emergere dalle testimonianze dei migranti eritrei tanti fantasmi del passato, quelli legati alla nostra storia coloniale e tante rimozioni attuali che escludono la questione eritrea dal dibattito pubblico in Europa, nonostante la percentuale di persone eritree che attraversano il Mediterraneo centrale sia elevatissima. Delle frontiere e dei loro attraversamenti parleremo mercoledì 30 Marzo alle 19 nella Sala del Trono di Palazzo Gallone con Alessandro Leogrande, autore del libro, Mario Angelelli, avvocato esperto di diritto e relazioni internazionali e presidente dell’associazione Progetto Diritti e con Alessandro Penso, il fotografo italiano che più di tutti ha documentato in questi anni il fenomeno delle migrazioni e della crisi dei rifugiati.La onlus Progetto Diritti da più di venti anni è impegnata nella tutela dei diritti delle fasce sociali più deboli e nel contrasto contro ogni forma di discriminazione. Negli ultimi anni in particolare sono tantissimi i migranti, rifugiati e richiedenti asilo che ogni giorno si rivolgono ai suoi sportelli legali a Roma e in altre città italiane. L’associazione è impegnata in diverse battaglie, in coordinamento con altre realtà nazionali, fra cui il “Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos”, per chiedere giustizia per le migliaia di migranti morti nel Mediterraneo, e in diverse azioni di sensibilizzazione e promozione culturale sul tema dell’inclusione sociale e del rispetto dei diritti umani.Le foto di Alessandro Penso sono state pubblicate da diverse testate in tutto il mondo fra cui The Guardian, BBC, The New York Times, Time Magazine, the International Herald Tribune, Human Rights Watch, L’Espresso, Internazionale, D di Repubblica, Vanity Fair Italia, El Periodico, Le journal de la photographie. Il suo lavoro l’ha portato fra i profughi sulle spiagge di Kos e Lesbo, a Corinto dove aspettavano di imbarcarsi per l’Italia, a Idomeni e a Towarnik in Croazia. In Bulgaria ha documentato le condizioni invivibili dei campi, e in Spagna l’accoglienza fatta di fili spinati, fino a Calais, dove la speranza dei migranti si aggrappava ai camion che gli avrebbero portati in Inghilterra. La vastità e la profondità emotiva dei suoi reportage gli hanno valso tantissimi riconoscimenti. Solo per citare i più recenti, nel 2014 il primo premio nella categoria General News del World Press Photo Award e nel 2015 il primo premio come Photo Story del Time (miglior storia fotografica dell’anno).In occasione dell’evento, organizzato dalla Libreria Marescritto e dall’associazione Progetto Diritti, in collaborazione con Hotel Callistos, sarà allestita nelle sale di Palazzo Gallone la mostra fotografica di Alessandro Penso Lost Generation, che documenta le storie dei tanti ragazzi, alcuni giovanissimi, che fuggiti dalle guerre che hanno martoriato i loro paesi, incontrano in una Grecia schiacciata dalla crisi economica, un presente non meno aspro, fatto di controlli di sicurezza sempre più duri e il razzismo delle formazioni neo-naziste.