di Giuseppe R.PANICO
Il recente gravissimo incidente stradale che ha coinvolto due ragazzi stranieri, porta, ancora una volta, all’attenzione su come la strada sia ormai una delle maggiori fonti di pericolo, in particolare, per tanti nostri giovani e non solo in auto. Al moltiplicarsi di auto, moto e movimentazione, non sembra aver fatto seguito né una maggiore civiltà nella guida e cura dei mezzi né un maggiore sviluppo e manutenzione della viabilità.
Gli incidenti sono spesso causa di un insieme di fattori, alcuni riconducibili ai singoli alla guida, quali uso di alcool e droga, mancato rispetto del codice della strada (eccesso di velocità, omesso uso delle frecce e degli stop agli incroci, uso telefonino etc.) peraltro su mezzi non di rado sprovvisti di assicurazione e collaudo, come, di recente, già evidenziato sul Volantino.
Altri fattori sono invece riconducibili alle amministrazioni che, responsabili dei singoli tratti di strada e della gestione del traffico, ormai troppo spesso, non curano abbastanza la segnaletica, l’illuminazione, la manutenzione del manto stradale né, ove occorra, le dovute sanzioni/repressioni. Ne deriva una “civiltà” automobilistica, come anche motociclistica, ciclistica e pedonale alquanto carente che non può che portare, in particolare nel nostro Salento, al ripetersi di ben tristi eventi.
La strada è ormai il luogo ove i nostri giovani, che già son pochi, più frequentemente ci lasciano in lacrime, ove più spesso corre il pensiero di insonni genitori e congiunti ed ove più spesso il futuro delle famiglie subisce una dolorosa svolta.
Se in alcuni paesi come negli USA (patente a 16 anni) il “defense of driving” (difendersi dai pericoli della guida) viene insegnato nelle scuole e la patente viene concessa dalla Polizia Stradale, in Italia è anche troppo frequente la guida senza patente o con patente sospesa, o patente fasulla o il pirata della strada.
Fra i fattori a carico delle amministrazioni vi è anche la pulizia/manutenzione delle banchine a lato delle strade. Attività di decisiva importanza su strade strette e curvilinee, spesso con il susseguirsi di accessi laterali a campagne e villette non di rado oscurati da alta e incolta vegetazione, con assenza di specchi parabolici e spesso frequentate da troppo rombanti e troppo veloci centauri.
Un esempio rilevante sono le nostre strade che portano al mare e, in particolare, la stessa litoranea. Una superficialità che rende sovente perplessi e preoccupati i tanti turisti, spesso anziani, che a piedi o in bici la percorrono. Già rinunciano al panorama verso il mare per i tanti alti canneti, ma rinunciare anche a una maggiore sicurezza per gli incolti e ingombranti oleandri che, in più tratti, invadono la strada, riducendone ampiezza e visibilità, non è altro che un invito a recarsi altrove.
Noi tutti pare che ci siamo invece…” assuefatti” a tale pericolo a tali incurie e a tali concorsi di colpa. Almeno fino al prossimo incidente, alle prossime lacrime e nella colpevolezza del proprio silenzio verso le istituzioni.
Come anche fino a quando pedoni e ciclisti che frequentano simili strade, per salutari corse o passeggiate. non si convincano che indossare un vestiario bel più visibile, in particolare al tramonto o di sera, ne va della loro sicurezza o non del loro concorso di colpa in caso di incidente e di tante altre tardive lacrime.