di Alessandro DISTANTE

“Un piccolo imprevisto nel primo giorno di scuola, niente di più”. E’ questo il commento di un giovane quattordicenne raccolto dal cronista all’indomani dell’episodio accaduto in una Scuola superiore di Tricase: la crisi etilica di una coetanea, con tanto di ricovero in Ospedale.

“Niente di più” hanno dichiarato gli amici. E di più -di grazia- cosa doveva accadere?

Altri studenti a sorprendersi per il clamore suscitato: in definitiva -si sono chiesti- cosa è successo? Ed hanno spiegato: “Quello che normalmente accade in occasione delle feste private o in discoteca”. Già lo “stappo”, arrivare cioè alla festa già con lo stappo fatto o, meglio, con gli stappi di bottiglie di superalcolici o, in altre parole, arrivare già ubriachi. Che male c’è? Tutto normale!

“E poi: perchè ve la prendete con noi; anche i nostri genitori ne commettevano di marachelle!”

Insomma, tutto normale! Non ci dovremmo meravigliare di nulla (scandalizzare sarebbe un termine troppo forte), almeno a sentire gli amici della quattordicenne che è stata ricoverata (e poi per fortuna dimessa) in crisi etilica.

E se invece non fosse così? Se invece non fosse così normale ubriacarsi a scuola? Se provassimo a chiederci se questo episodio sia non un “piccolo imprevisto” ma, invece, una “bravata” che nasconde il vuoto? E se ci lasciassimo almeno sfiorare dal dubbio che la ricerca del nuovo, la sfida del proibito prende il sopravvento fino al punto da accettare di mettere a rischio sin’anche la salute o addirittura la vita?

Se, in altre parole, ci chiedessimo se la noia, per essere superata, ha bisogno di imprese fuori dal normale? Se fosse così, dovremmo riconoscere che questa sarebbe una spirale molto pericolosa.

Ed allora: è proprio tutto normale? E’ solo una semplice marachella? E’ sempre colpa degli altri? 

Non si tratta di giudicare e tanto meno di condannare, ma di comprendere e di mettere in campo una strategia collettiva, come pure dichiarato al cronista da un docente in pensione.

L’errore più grande sarebbe quello di far finta di niente e di reagire negando l’evidenza; non è normale che ci si ubriachi a 14 anni e non è normale che ciò accada in una scuola che non è un luogo di festa e di trasgressione. La sfida, in quel caso, non è stata solo di superare l’autocontrollo, ma di perdere il controllo sfidando le Istituzioni, i luoghi della conoscenza e dell’educazione. Insomma una doppia sfida e perciò ancora più eccitante.

Ed allora: vogliamo parlarne, anche a costo di essere liquidati come retrogradi o moralisti, oppure vogliamo far finta di niente e lasciare che le cose e le persone facciano il loro corso e scelgano il loro destino qualunque esso sia?

Ovviamente non è un problema soltanto della Scuola, ma investe le Famiglie, le Istituzioni pubbliche, le Associazioni, tutti coloro, cioè, che per dovere, per mestiere o per scelta hanno a cuore la crescita dei ragazzi e la formazione dei cittadini di domani.

Vogliamo parlarne o vogliamo veramente credere che è stato solo un episodio e che tutto rientra nella normalità?

“Speriamo che torni presto tra noi, in piena forma”, hanno detto i ragazzi intervistati. Certo e ci mancherebbe altro, ma che torni in “piena forma”, quella che, per essere mantenuta, impone delle regole, piaccia o no.

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