di Alfredo DE GIUSEPPE
A mente fredda rifletto sul voto popolare per le Europee 2024. Prendo in esame una sola cittadina, mediamente mediterranea, dove in definitiva si potrebbe vivere bene, dove ci sono ancora servizi come ospedale, scuole superiori, attività commerciali, imprese storiche e di nuova generazione, alberghi e case-vacanze, mare e terra, con una scarsa presenza delinquenziale, dove la bellezza dei luoghi si scontra solo con l’inciviltà di molti. Questa cittadina la chiameremo Tricase, così tanto per darle una certa importanza, per dire che è anche più di una cosa singola. Insomma Tricase, nel suo piccolo, ha le carte in regola per essere un modello da studiare.
E proprio dallo studio e dall’approfondimento vorrei partire. Non mi dilungherò però sul semi-analfabetismo storico che sta colpendo tutta l’Europa: mi concentrerò su una sola questione. In questa cittadina quasi meravigliosa, condotta da una Giunta dal multicolore cangiante che non parla e non invita neanche ad andare a votare, succede che per le elezioni europee 2024 si rechino alle urne 5.494 cittadini su un totale di 15.435, poco più del 35% degli aventi diritto. È in effetti un campione abbastanza preciso degli elettori italiani, escludendo le città dove si votava per i Consigli Comunali.
Circa l’otto per cento dei votanti sceglie la Lega di Salvini. In questa città-campione ci sono 417 leghisti del Sud che amano la Lega Nord. Sono gli odiatori del Sud in quanto tale oppure sono quelli che amano l’Autonomia Differenziata che equivale ad una secessione mascherata? Sanno che questa sciagurata riforma potrebbe portare le regioni del Sud ad un perenne stallo, basato sulla situazione attuale? Sanno questi elettori che la Lega , pervicacemente, da oltre trent’anni fa un’ opera di disinformazione riguardo l’Europa? Che in tutte le sue manifestazioni dichiara una lotta aperta per più Italia e meno Europa? Non so rispondere a queste domande e quindi mi piacerebbe capirlo: vorrei in una pubblica assemblea ascoltare qualche cittadino di Tricase che dica le sue ragioni, magari qualche politico di professione, qualche raccoglitore storico di preferenze, qualche ideologo pensatore del nulla, vicino all’intellighenzia salviniana (o bossiana, andando un po’indietro). Questa mio desiderio di confronto, non propriamente partitico ma quasi antropologico, riguarda la scelta della Lista di Salvini e Calderoli in quanto tale, in quanto portatrice di un’ideologia confusa sull’Italia da costruire. Poi al suo interno ci sono le singole preferenze.
Sempre nella stessa ridente luogo, che si è autodefinita “città del sollievo”, il buon Roberto Gen. Vannacci ha ricevuto 81 voti. Chi ha votato Lega può essere un disinformato totale, un seriale analfabeta della politica, ma chi ha scelto Vannacci è altro ancora. Questi 81 li vorrei proprio conoscere. E se non proprio direttamente, almeno attraverso una loro pubblica dichiarazione. Non un pensiero di 7 parole, scritto in stampatello e a colori sui social, ma un ragionamento più largo, più profondo. Mi sarebbe utile per capire davvero che società ci aspetta, che mondo stiamo costruendo. Con loro mi piacerebbe forse, al di là del pubblico dibattito, stare insieme un paio di sere, magari guardarli in faccia e capire se sono davvero tutti razzisti, nostalgici delle X Mas, se sono affascinati dalla divisa che potrebbe tornare a difenderci dai cattivi o se più prosaicamente l’hanno visto due volte in TV e hanno espresso un voto di simpatia. Potrei avere il dubbio. Oppure sono davvero i futuri prosecutori del fascismo, non quelli che l’hanno vissuto, ma quelli che ne hanno sentito parlare nelle sezioni del MSI negli anni settanta del novecento? Non sarà facile capire del tutto, perché questi uomini in genere non palesano apertamente le loro idee. Sono lì in silenzio, parteggiano per l’uomo forte, poi un giorno si raduneranno e infine vorranno conquistare il mondo.
Lo studio antropologico e sociologico diventa allora materia d’attualità. Da una parte una società che, pur tra mille ostacoli e divieti, si mescola, si intreccia e considera l’Europa un traguardo da raggiungere e chi invece ragiona con la testa all’indietro. Felice di pensare un’Italietta tutta casa e chiesa, con il vescovo alle inaugurazioni e il politico che affigge il manifesto con la concessione dei soldi necessari per asfaltare la strada sotto casa. Chi ha votato Vannacci (non ne conosco neanche uno) non è un’analfabeta, è un indottrinato alla guerra, un amante della “normalità italiana” che per quanto sempre sbandierata non è mai esistita. Neanche ai tempi d’oro, quelli esaltanti del boom economico, quando la polvere si nascondeva sotto il tappeto, gli abusi erano sottaciuti e l’ambiente era un problema inesistente. Agli 81 vannacciani tricasini, anche loro cittadini europei, radunati intorno a un tavolo, direi: guardate avanti, c’è ancora un mondo di eguaglianza, giustizia e libertà da costruire.