di Alfredo SANAPO
Nella società attuale c'è una deriva morale: é spesso considerato giusto tutto ciò che fa stare bene noi stessi presi come singoli. Non è questione di tanga o minigonne, né di esibizionismo o di boria, né di malaffare o degenerazioni varie.
La questione non è risolvibile con un anacronistico atteggiamento bacchettone o un falso moralismo nei riguardi verso tali tendenze. La questione purtroppo non è di forma, ma di sostanza.
Se dal punto di vista sociologico tali condotte sono dannose per la dinamica di una comunità, trasferite ad un ambito politico diventano deleterie. Persone proiettate esclusivamente al proprio benessere non fanno male fino al momento in cui ciò non venga fatto a danno altrui. In questi casi, esiste un limite morale, convenzionalmente stabilito tra uomini, chiamato Legge.
Essa stabilisce una volta per tutte cosa è oggettivamente giusto e oggettivamente errato.
In politica, questa volontaria confusione tra bene personale e bene comune da parte di chi si propone a gestire la cosa pubblica può causare guai incalcolabili. I partiti (o mostri simili), in primis, dovrebbero selezionare a monte le candidature sulla base dell'integrità morale sostanziale. In seconda battuta, gli elettori dovrebbero ulteriormente discernere i candidati in funzione della loro propensione al bene comune.
Il rischio sarebbe quello di commettere ciclicamente lo stesso errore. Ecco che spuntano fuori personalità che, credendosi onnipotenti arrivano all'abuso d'ufficio. Amministratori che scambiano l'efficienza con il consenso sfociando in reati come concussione, corruzione e turbativa d'asta.
Governanti che, democraticamente eletti, si autoproclamano principi o re assegnando alla propria "casata" posti chiave del potere. Insomma, pseudopolitici che, dietro la loro abilità di attori o frontman, nascondono i loro difetti di immoralità politica se non di inettitudine all'incarico.
Pertanto, in queste prossime Elezioni Europee partiti ed elettori dovranno scegliere con cura chi presentare e chi votare.
Un compito più arduo rispetto alle elezioni locali, nelle quali eletti ed elettori sono perlopiù noti, perché sovente alle Europee tra le preferenze si scrive il nome a naso, per sentito dire o su consiglio degli amici. La moralità, in questo senso, può essere la migliore bussola per scegliere con cura i nostri rappresentanti a Bruxelles. Non fatevi abbindolare soltanto da una bella retorica e da una bella presenza, ma vigilate e indagate attentamente il vissuto e la volontà dei candidati di esercitare il bene comune.
Buon voto!