di Alessandro DISTANTE

A distanza di poco più di un anno, il Governo nazionale presenta il suo primo bilancio. I Partiti di maggioranza esaltano quello che è stato fatto; quelli di opposizione denunciano quello che, malgrado le promesse, non è stato fatto. C’è tempo, replicano i primi: cinque anni sono lunghi e le promesse verranno mantenute! Intanto –come sempre- i programmi e le promesse devono fare i conti con le emergenze nazionale ed internazionali che, purtroppo, non sono mancate e continuano a non mancare.

Sarebbe interessante se, a distanza di poco più di un anno, anche i nostri Parlamentari presentassero il loro bilancio, almeno per dire a chi li ha votati cosa hanno fatto dallo scranno di Montecitorio o da quello di Palazzo Madama e, comunque, quale è il loro pensiero sulle tante questioni sul tappeto.

Ed invece, a distanza di poco più di un anno, dei nostri Parlamentari verrebbe da dire: Chi li ha visti?

La crisi dei partiti ha lasciato il posto alle candidature calate dall’alto ed ha dato centralità alle singole persone che prendono il posto delle comunità dei circoli e delle sezioni.

Ma ciò non elimina ed anzi dovrebbe rafforzare il dovere di chi viene eletto di interloquire con il territorio che rappresenta, perché –è bene dirlo- i seggi sono comunque rappresentativi di una realtà territoriale.

Se un tempo (Prima Repubblica) gli onorevoli ed i senatori avevano il loro ufficio o segreteria in Città e venivano, per lo più la domenica mattina, per offrirsi ai cittadini fosse anche per una segnalazione o un consiglio, ora di segreterie politiche, a Tricase, sopravvive soltanto quella di un ex Parlamentare ma di quelli in carica nessuna traccia.

L’assenza sembra dare credito a chi afferma che i parlamentari, oggi, non devono dare conto ai cittadini che li hanno eletti ma a chi, dall’alto, li ha scelti ed imposti o fatti nominare.

A perderne è la democrazia che vede sfilacciarsi il rapporto tra Istituzioni e comunità e crescere quella convinzione che vede negli eletti non dei servitori e rappresentanti del popolo, ma dei servitori di se stessi, delle loro carriere e dei loro protettori ai quali soltanto devono dare conto.

Per favore, signori parlamentari, se ci siete battete un colpo, magari anche scrivendo qualche volta sulle pagine di questo settimanale, altrimenti come nel collegio di Monza la prossima volta a votare sarete soltanto voi e i vostri amici (16%).

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