Mercoledì, 8 marzo 2023

di Pasquale FERRARI

Al di là delle notizie più o meno vere o leggendarie sulle sue origini, la “Festa della Donna” resta un tema di grande attualità, occasione e momento simbolico di rivendicazione dei diritti femminili: divorzio, contraccezione, legalizzazione dell'aborto e la difesa delle conquiste delle donne.

La donna oggi non soggiace più al potere dell'uomo: la sua forza lavoro, da sempre esistita nella storia, ma non sempre riconosciuta, ha oggigiorno un importante peso nella società, soprattutto da un punto di vista economico e produttivo.

Oggi giorno, nella civiltà occidentale, le donne sono parte fondamentale della società, e sono finalmente rispettate. In altri parti del mondo, invece, la donna viene ancora vista come un problema della società. Nonostante grandissimi passi da gigante, infatti, la lotta per la libertà alla condizione femminile non è ancora terminata, perché, per molti aspetti, le donne devono ancora oggi combattere per i propri diritti per il pieno raggiungimento della completa parità di genere.

Forse anche scrollandosi dalle spalle ‘presunte’ conquiste dal sapore dolce amaro: come le quote di genere, che stabiliscono una percentuale obbligatoria di presenza di entrambi i generi nelle attività lavorative (in realtà negli organi di amministrazione e dei collegi sindacali delle società quotate in borsa e delle partecipate).

È la condizione che spesso manca nel mondo del lavoro e che nella maggior parte dei casi vede le donne sottorappresentate rispetto agli uomini.

Da qui il modo comune di chiamare le quote di genere, “rosa”. Alla sua entrata in vigore, la legge che le ha introdotte fissava la riserva dei posti a favore del genere sottorappresentato al 20%, portata poi a 30%.

Ad oggi, in forza di un apposito emendamento del 2019, le disposizioni previste per legge, ha innalzato la quota di genere al 40%. Tuttavia, finché le diseguaglianze tra uomo e donna esisteranno questa ricorrenza non avrà un vero significato: che mondo sarebbe se le rappresentanze di genere in quelle attività lavorative fossero al 100% “rosa”, senza vivere quella situazione come una vittoria del mondo femminile, o 100% “azzurre”, non vivendola come un sopruso?! Ritengo senza dubbio migliore.

 

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