Brillante operazione, lunedi 23 novembre, del Nucleo Operativo della Compagnia di Tricase dell’Arma dei Carabinieri che ha consentito di procedere all’arresto di uno scafista brindisino che aveva trasportato una famiglia irachena da Corfù fino a Tricase Porto. L’operazione è stata possibile per una segnalazione giunta da un fotografo amatoriale che, con un telefonino, ha ripreso le rapide operazioni di sbarco di cinque persone all’interno del Porto. L’arrestato non è nuovo a vicende legate alla immigrazione, visto che in precedenza era stato ritenuto responsabile del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La famiglia irachena, composta da padre, madre e tre figli minori, è stata ricoverata presso il centro di prima accoglienza Don Tonino Bello di Otranto. L’episodio di cronaca e l’intervento dei Carabinieri portano all’attenzione un interesse della criminalità locale, una volta dedita al traffico di sigarette, al traffico, oggi, di essere umani che, per disperazione, lasciano le loro terre alla ricerca di una nuova vita. Ma l’episodio di lunedi 23 pone con urgenza non solo la questione emergenza criminalità ma con la stessa urgenza la emergenza umanitaria, a partire dall’accoglienza dei profughi. Parlare di accoglienza, in questi giorni funestati dagli attentati di Parigi, non è facile e forse non è il momento e tuttavia non è possibile slegare l’intervento repressivo sui criminali, trafficanti di persone disperate, dalla soluzione della cause di questi drammi umani, quale è quello di chi affronta lunghi viaggi mettendo a rischio la vita e impegnando le proprie risorse e quelle dei familiari. La Chiesa Italiana, spinta dalla pressione del Papa, ha avviato un percorso di accoglienza. È un segnale forte che deve trovare appoggio e coordinamento da parte delle Istituzioni pubbliche; un progetto di accoglienza non è più rinviabile anche aprendo le case agli immigrati come suggerito dalla Chiesa. Una accoglienza che deve essere fatta in sicurezza così da evitare le reazioni di diffidenza, per non dire altro, che anche a Tricase si sono registrate alla notizia di un centro, di modeste dimensioni, per l’accoglienza di immigrati. Il tutto per stroncare un commercio che vede ancora la criminalità in prima linea nello sfruttamento dei profughi ma che vede ancora molti interessi, anche in Italia, legati ad un sistema dell’accoglienza non diffuso ma limitato a poche strutture.