Novembre è il mese dei morti, novembre è il mese dei santi; questo novembre è il mese del dibattito sul nostro vecchio camposanto; questo novembre è soprattutto il triste novembre dell’immane sacrificio di tanti giovani innocenti, in gran parte di cultura occidentale, trucidati a Parigi da altri giovani armati dal fanatismo di una ben diversa cultura. Sono caduti, nella loro età dorata, decine su decine, falciati, come fertili spighe su un campo di grano, dai fucili mitragliatori di un insano integralismo religioso. Hanno concluso nel sangue la loro serata di svago e spensieratezza; hanno lasciato nel dolore e nelle lacrime amici, parenti e tanti di noi; hanno dovuto salutare per sempre i loro compagni di serata destinati, in tantissimi, a vivere il resto della loro vita con un giovane corpo ferito, invalido, sofferente, deforme. Sono giovani europei che muoiono o che soffrono per mano di altri giovani europei che uccidono con fredda determinazione. Sono o potrebbero essere i nostri giovani, i nostri ragazzi, i nostri figli, i nostri nipoti o noi stessi in un ristorante, in uno stadio, in una metropolitana, in una chiesa, su un treno od aereo, ovunque. Non importa se è successo ad altri; nel ripetersi di tali infamie, quegli altri potremmo essere noi. In noi, se non difeso, già rischia di morire qualcosa che dura più della stessa vita, che rende la vita migliore, che tante vite è costato e costa tuttora e che attraverso la nostra vita contribuiamo a far crescere. Si chiama libertà; libertà di religione; libertà politica; libertà e rispetto per quelli che sono i diritti fondamentali dell’uomo che la nostra cultura occidentale ha accolto e privilegia ma che altri negano, disprezzano e combattono. La combattono non in trincea, non più su lontani fronti di guerra, ma ormai in casa nostra e nelle nostre città. E se la libertà è per noi tutti un bene prezioso, non possiamo che prendere coscienza di come tale minaccia riguardi non solo la Francia ed altri paesi. Le ferite inferte a Parigi sono o potrebbero essere quelle di noi tutti. È l’Ora di Tutti dunque, almeno per la consapevolezza di dover sconfiggere gli artefici e i finanziatori di tali massacri, prima che tale pericolo si diffonda ancor più fra noi come una veloce metastasi che conduce a morte un corpo umano che non sa resistergli. Ancora una volta, la pace è stata infranta dalla viltà di un atto di terrorismo con ben chiari mandanti, ma non vogliamo che sia guerra, come guerra ha dichiarato la Francia, la nostra Costituzione la ripudia. Ma è l’ora della difesa della nostra millenaria civiltà e dei suoi moderni valori, ripudiando e sconfiggendo quel fanatismo che ci minaccia. Non possiamo perdere la vita o la testa, come un tempo avvenne ad Otranto, o conservarle, svuotandole prima del suo civile contenuto per poi riempirle, per debolezza, ignoranza o viltà, con altri credo. Li credevamo sepolti nella storia di un medioevo ormai lontano ma che altrove ancora vivono ed ora cercano di espandersi, nutrendosi anche del sangue dei nostri giovani e cercando vittoria nella nostra esangue debolezza.