Girolamo Comi e la sua Biblioteca

I libri che costituiscono la biblioteca di Girolamo Comi, afferma Donato Valli, ci trasportano in qualche modo nel cuore della sua esistenza, illustrano la sua formazione, le preoccupazioni intellettuali, i gusti ed anche la fatica e lo studio profusi nell’acquisizione dei progressivi sviluppi della sua spiritualità e della sua poesia. Non è una biblioteca sistematica, ma, come sosteneva Comi, una biblioteca di gusto, intendendo dire che si era formata e irrobustita sulle sue personali preferenze di lettura. La biblioteca riflette quindi, in gran parte, la sfera dei suoi interessi, prevalentemente orientati verso la poesia, in particolare verso quel tipo di poesia generato dalla sua specifica formazione letteraria e, dopo la conversione, verso la religione. La biblioteca, che comprende circa 3.000 volumi, ha un carattere essenzialmente letterario, trattandosi di opere di letteratura moderna e contemporanea, di filosofia e teologia, databili, per la maggior parte, tra gli inizi del Novecento e il ’68, anno della morte del poeta. Sono 1.900 i volumi in lingua italiana e 1.100 quelli in francese. Scarsi i classici latini e greci. La formazione della biblioteca ebbe inizio durante il soggiorno di Comi all’estero, in Svizzera e poi in Francia (1908-1915). L’iniziale raccolta libraria si arricchì sia nel lungo periodo romano, dal 1920 al ’45, durante il quale il poeta tentò di ricostruire la sua biblioteca parigina, sia successivamente, nel secondo dopoguerra, quando si trasferì da Roma a Lucugnano. Il valore complessivo del fondo è testimoniato dal Direttore della Biblioteca provinciale Bernardini, Teodoro Pellegrino, in una relazione (“Relazione intorno alle raccolte di libri dell’Accademia salentina nel palazzo del poeta Comi in Lucugnano”, ) del 1959, nella fase di trattativa per la cessione del palazzo alla Provincia di Lecce: “il patrimonio librario è di altissimo livello, aderente agli studi del poeta e soprattutto al genere di studiosi che frequentano il cenacolo del Comi”. Ed anche Donato Valli afferma “…oggi la biblioteca può essere considerata una delle raccolte più importanti della cultura francese, tra simbolismo e primo Novecento”. L’ordinamento dei libri della biblioteca rispecchia, almeno in parte, quello iniziale dato da Comi. Racconta Valli: “I libri non avevano collocazione fissa, né erano raggruppati per classi omogenee di contenuto, ma secondo un criterio di interesse o addirittura di simpatia: quelli più vicini, che erano nello studio, erano i più amati; gli altri stazionavano derelitti nei posti più lontani. Quindi, nella libreria, alle spalle della sua scrivania, si trovano tuttora i libri a lui più cari, i più interessanti, i più consultati, i libri della sua indimenticabile stagione francese. Vorrei concludere con uno scritto di Valli, sulla Biblioteca di G. Comi, del 1979; sono passati 36 anni ma per certi versi ancora molto attuale (pubblicato su Nuove Opinioni. Mensile indipendente di vita e cultura. Tricase AIII, n. 24, 31 gennaio 1979): La biblioteca e il palazzo che Comi ha lasciato alla sua morte, avvenuta oltre 11 anni fa, il 3 aprile del 1968, appartengono all’Amministrazione Provinciale di Lecce, alla quale sono stati ceduti nel 1960... essa [la biblioteca] è un patrimonio pubblico perché appartiene a una pubblica istituzione e perché la sua presenza può essere un punto di riferimento per tutti coloro che intendono approfondire le conoscenze letterarie e filosofiche. In una zona culturalmente stagnante quale è il basso Salento e quasi del tutto sprovvisto di istituzioni culturali efficienti, la biblioteca di Comi deve assolvere a una funzione di incentivazione e di confronto, a uno stimolo di promozione umana. Intorno ad essa può ruotare una serie di iniziative adatte ad allargare le visioni, ancora chiuse e campanilistiche, dei nostri paesi, ad approfondire quei movimenti che, prepotenti e vivaci, si vanno manifestando tra i giovani più sensibili, ad elevare gli stessi livelli di discussione e di indagine della popolazione. Ecco perché non è un fatto privato; renderla pienamente agibile è un dovere civico; preservarla da ogni forma di dispersione o di privatizzazione dev’essere impegno politico comune; incrementarla nel patrimonio e nella sua potenzialità socialmente formativa significa precostituire uno degli elementi forse decisivi per l’elevazione culturale e morale delle nostre genti.

di Gloria Fuortes

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