A proposito di Ali Spezzate, un libro di Paolo Miggiano

In estate si moltiplicano gli incontri culturali. Si presentano libri, spettacoli teatrali, musica, tanta musica, ma non sempre lo spettatore attento riesce a tornare a casa soddisfatto. Non è stato così per me la sera del 10 luglio u.s., quando, nell’atrio di Palazzo Gallone in Tricase, Paolo Miggiano ha presentato il suo nuovo libro Ali spezzate. Annalisa Durante. Morire a Forcella a quattordici anni - Di Girolamo Editore. Con lui vi erano Brizio Montinaro, fratello di Antonio, agente di scorta del giudice Falcone, morto durante l’attentato al giudice e le figlie, Anna Gloria e Olimpia, del maresciallo dei Carabinieri, Luigi Ciaburro, morto in servizio. Vi partecipava anche il magistrato Carlo Errico, consigliere di Corte d’appello. Il libro riprendeva il triste episodio della morte di Annalisa Durante, morta a Forcella a 14 anni, in quel di Napoli, per mano della camorra. Forcella è una strada di Napoli dove lo Stato non c’è. C’è, invece, la camorra con le sue spietate leggi di morte. Questa ragazza non doveva morire. Era estranea al male che la circondava. Una pallottola vagante la colpì mentre, nell’innocenza dei suoi 14 anni, era a passeggiare nel suo quartiere. L’autore dice subito che la morte di Annalisa non è stata un incidente, non esistono pallottole vaganti. La pallottola non sceglie autonomamente il bersaglio da colpire. C’è stata, invece, una volontà assassina che ha lanciato quella pallottola per provocare morte. Poco conta se a morire sia la vittima predestinata o un innocente passeggero. Ha vinto la volontà di uccidere. Da qui ha preso volo il dibattito arricchito dalle puntuali integrazioni ed osservazioni di Brizio Montinaro e di Carlo Errico. Forcella diventa, così, la metafora della criminalità che colpisce tanta parte del nostro Sud e il libro si pone sulla scia dei precedenti lavori di illustri autori come Carlo Levi, col suo Cristo si è fermato ad Eboli, Ignazio Silone, col suo Fontamara, Leonardo Sciascia con la sua continua denuncia anche contro i “professionisti” dell’antimafia. A questi si è aggiunta l’illustre penna di Papa Francesco che nella sua Enciclica, Laudato si’, ci ammonisce che “la violenza che c’è nel cuore umano, ferito dal peccato, si avverte anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’aria e negli esseri viventi”. Causa di questo scenario di morte, dice Paolo Miggiano, sono state e sono tuttora anche le promesse mancate dei tanti politici che nel nome dell’antimafia hanno carpito la buona fede degli elettori. Oggi Forcella è ancora terra di morte e violenza. E lo Stato non c’è ancora. Ci sono, però, le voci e le opere di quelle poche persone, come Giannino Durante, padre di Annalisa, di Brizio Montinaro, di Anna Gloria e Olimpia Ciaburro e di Paolo Miggiano, che, sfidando l’incombente pericolo, non hanno deposto la speranza di far fiorire in quella loro terra insanguinata la pace e la legalità. Oggi essi sono lì insieme alla Fondazione Polis, a Don Ciotti con la sua associazione “Libera”, ad indicare le strade da percorrere per liberare dal crimine le tante Forcella d’Italia: formazione delle coscienze e volontariato. Riformare le coscienze spetta alla famiglia, alla scuola, alla parrocchia; proporre un nuovo e valido modello di vita spetta al volontariato. Essi dovranno aiutare i giovani a superare il secolarismo incombente nella nostra società che determina il nichilismo, la debolezza della ragione, la liquidità valoriale. Forse è stato l’invito dell’autore ad aderire al Volontariato. Il Volontariato è la più alta testimonianza di amore, di solidarietà, di giustizia, di condivisione verso il prossimo. Il volontario non tiene nascoste in tasca le sue mani pulite; le lancia anche tra i rovi perché sa che dalle spine possono nascere efflorescenze pensose, efflorescenze impetuose, come dice il poeta Girolamo Comi: le rose, anche a Forcella.

di Romeo Erminio

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