Il Comune di Tricase spende mediamente 300.000 euro all’anno per contenzioso. Ma non mancano, come negli ultimi due anni, sentenze che da sole condannano l’Amministrazione a centinaia di migliaia di euro. Per lo più si tratta di azioni risarcitorie, talvolta anche per lesioni gravi, derivanti da insidie stradali o da fenomeni di randagismo canino. Siamo convinti che occorrerebbe intervenire sulle cause (strade e marciapiedi dissestati, allagamenti, cani randagi, ecc.) per contenere i costi. Con le somme che annualmente si pagano per risarcimenti e spese legali, se ne aggiusterebbero di strade! Ma anche nella fase di gestione delle richieste risarcitorie sarebbe forse il caso di approcciarsi con mezzi e forme più idonei. Capita spesso di leggere delibere con cui la Giunta Comunale dapprima decide di resistere in giudizio disponendo per la nomina dell’avvocato e per l’impegno di spesa del suo onorario, e poco dopo, senza che intervenga sentenza, di transigere il danno pagando somme superiori a quelle richieste dal danneggiato prima della causa. Un po’ contravvenendo alla ratio del contratto di transazione che prevede espressamente reciproche concessioni. Un esempio pratico. Tizio chiede 5.000 euro di risarcimento per essere incappato in una buca. Il Comune non risponde o se risponde nega l’evento o la propria responsabilità. Tizio fa causa. Il Comune nomina il proprio avvocato che gli costa 1.000 euro fra onorario e oneri fiscali. Nel corso del giudizio il Comune, anche sulla base del parere del legale, transige il danno e paga 6.000 euro. Alla fine l’esborso per le casse comunali è di 7.000 euro! E non lo riteniamo razionale, per non dire corretto. Sarebbe opportuno, attraverso il Corpo di Polizia Locale o ancor meglio l’istituzione di un Ufficio Legale, istruire compiutamente la richiesta prima del giudizio e, nei limiti della responsabilità e della quantificazione effettivamente accertate, formulare e inoltrare un’offerta risarcitoria. A quel punto, se il danneggiato adisce le vie legali, l’Ente comunale, con l’assistenza del proprio avvocato o del medesimo Ufficio Legale, si affiderà ai poteri conciliativi e, in ultima analisi, al pronunziato del Magistrato. Ma in tal caso forte di un apprezzabile atteggiamento stragiudiziale che farà breccia nel giudicante, quantomeno sul piano del riparto delle spese legali. Ad ogni buon conto, l’invito è di mettere in campo una politica più accorta, anche attraverso la previsione di una delega assessorile ad hoc, nella gestione delle controversie con l’adozione di atti di indirizzo finalizzati a evitare ove possibile il ricorso al magistrato e comunque a contenere i costi del contenzioso.