di Giuseppe R.Panico Gabbato lo santo, gabbati i turisti e gabbatoci l’un l’altro, non resta che tirare le somme di questa estate. Se di shows e spettacoli in città ed al mare, fra note musicali, libri, mostree film da proiettare,di cultura, e sopratutto di passatempi, si è fatto il pieno, di nuovi o più efficaci servizi per la fruizione del “mare nostrum” si è fatto quasi il vuoto. Le tante crisi politico-istituzionali dei paesi in guerra continuano a favorireil turismo nazionale e, con questo, la Puglia, il nostro Salento e la nostra Tricase. Ma senza predisporre quanto necessario, non facciamo altro che perdere altre occasioni, soprattutto per i nostri giovani in cerca di lavoro. E se in tanti paesi tornerà la pace e quelli sulla opposta sponda del mar Adriatico continueranno ad attrezzarsi meglio, il Salento e… Tricase potrebbero passare ben presto di moda.Si dice spesso che le nuove generazioni vivranno peggio di come hanno vissuto o vivono i loro genitori, sovente perché questi, anche attraverso la politica e la gestione di territorio e servizi, non hanno saputo dare loro un futuro migliore. Il nostro mare, durante l’estate non è stato particolarmente calmo e l’uso turistico-familiare delle tante barche ormeggiate a Tricase Porto (ove l’armonia fra i diversi concessionari rimane carente) e al porticciolo di Marina Serra (ove da sempre impera il fai da te e il “chi primo arriva prima alloggia”), è stato alquanto ridotto. Anche perché l’unico valido ridosso per la nautica e la relativa balneazione era il Canale del Rio ove, ormai da decenni, il bagno lo fanno i nostri…”reflui” Inoltre, con tale mare, la assenza di un minimo di “ausili” ad entrare o uscire dall’acqua sui pochi tratti di costa agibile,insieme al permanere, anche nei punti più frequentati, di tante buche pericolose, ha limitato l’uso della scogliera da parte di tanti anziani, meno anziani, bimbi e turisti.E così la piscina di Marina Serra, super affollata, è sembrata a volte una scatola di sardine in olio con l’acqua resa oleosa e paglierina dalle troppe creme solari (ed altri reflui) ivi disciolti o rilasciati da bagnanti di ogni età. Osservo spesso tale piscina, mi ricorda il duro lavoro di mio padre e dei suoi operai nel realizzarla e il mio giovanile “part-time” nel riempire di esplosivo i tanti buchi per le mine. Alla esplosione seguiva il recupero di qualche bel pesce o polpo da mettere la sera in padella. Al termine delle escavazioni, ricordo in particolare le insistenze di mio padre nel convincere (con successo) il perplesso proprietario di un potente bulldozer cingolato a scendere in piscina per alcune ore, spingere con la bassa marea verso il mare aperto la tantissima roccia frantumata, dare una piallata al fondo e poi risalire sul lungomare. Erano altri tempi, con meno burocrazia, quando la cultura dello sviluppo sostenibile mista ad una professionalità condita da un pizzico di audacia, sapeva realizzare quello che serve, pur con meno shows o opere superflue o caduche o inutilmente costose. Chissà se un giorno anche a Tricase Porto si riuscirà ad avere una piscina similare sul retro di Punta Cannone e dare al nostro porto una nuova più moderna e razionale identità ed alla nostra gente più balneazione Chissà se una nuova cultura per l’accoglienza turistica o per il nostro benessere sapràfinalmente darci, lungo la costa, nuovi parcheggi e dunque un incremento della locale economia turistica. Intanto, sempre a Marina Serra, le piattaforme in legno, costruite due volte e due volte portate via dal mare, non si sono più viste, sparite per sempre.Il nuovo impianto di illuminazione fatto quasi per dare fastidio a chi passeggia sul lungomare e impedirgli, con il suo abbagliamento, di vedere il mare, è da tempo fuori uso (meno male dicono alcuni). Le vecchie stradine che un tempo conducevano dalla litoranea, alla costa ed al mare sono ben lungi dall’essere riattivate.La telenovela su Piano Coste (e Piano Regolatore)intesi a dare un sano criterio allo sviluppo costiero e cittadino e a porre finalmente le basi per una credibile economia, intanto continua. Gli anni passano e le promesse si ripetono, come le promesse da marinaio alle credule donzelle del porto, ed il paese gabbato si accontenta e si vanta per quello che ha. Ma diventa più vecchio e dunque ancorapiù restio a cambiamento e innovazioni. Si limita a coltivare, ricreare e a rifugiarsi nel suo passato.L’anagrafe cala e non sarà certo il “fertilityday” voluto da governo a farla rialzare. In mancanza d’altro, non rimane (da decenni) che un sapiente sviluppo turistico ma attraverso una meno rigida conservazione del territorio, più dinamismo, pragmatismo e lungimiranza nella sua gestione. E con più efficaci servizi anche per nautica e balneazione quali ragioni portanti del turismo estivo e costiero. Shows, mostre, musiche spettacoli, proiezioni, pur utili, sono ormai presentiin ogni località turistica, sovente con gli stessi personaggi. Per l’assenza o il ritardo dei nostri piani di sviluppo, è come se ogni mese ci impoverissimo di più perdendo parte della nostra ricchezza. Ma ancheparte della nostra famiglia per i tanti nostri ragazzi spinti ad emigrare altrove.A settembre “Stati Generali del Turismo” si tuona da Palazzo Gallone. Termine altisonante per la nostra cittadina e che ci riporta alla rivoluzione francese e poi all’usodella ghigliottina. Non ci resta che sentire le molte “campane” che vorranno intervenire,“suonare” e sentenziare.Per i colpevoli della nostra inerzia, più che la ghigliottina, ormai rugginita, una punizione al sapore di mare. Il “giro di chiglia”, se non sotto una grande nave di quei tempi duri, almeno, in pubblico, sotto il famoso e bel caicco della nostra Magna Grecia Mare.