Ha avuto luogo lo scorso giovedì 5 marzo, a Palazzo Gallone, la conferenza sull’impianto di compostaggio che si vorrebbe costruire nella zona industriale. Il programma salentino prevede tre impianti (Tricase, Galatina-Soleto, Cavallino). Pur con un argomento di grande rilievo, molte sedie per il pubblico sono rimaste vuote; rappresentanti di maggioranza ed opposizione erano invece presenti in forze. Presenti anche i sindaci dei paesi limitrofi. L’esposizione del Sindaco Antonio Coppola e delle autorità convenute e poi interventi e domande successive, hanno edotto i presenti ma sollevato anche dubbi e perplessità. L’impianto, con capacita pari a 30.000 (trentamila) tonnellate annue (il minimo per essere remunerativo), verrebbe realizzato nella zona industriale occupando circa 12000 mq dello stabilimento Adelchi (totale circa 60.000 mq, privato e da tempo all’asta).
Ha un costo preventivato di 5 milioni di euro ma, al momento, stanziabili solo 1.400.000.
Per il progetto di fattibilità da presentare entro fine maggio, il Comune renderebbe subito disponibili 45.000 euro. Per il resto e per la successiva gestione, si intenderebbe coinvolgere l’imprenditoria privata.
È destinato a trattare i rifiuti umidi delle attività domestiche, i rifiuti verdi ed anche i fanghi dei depuratore per farne un compost da vendere come concime agricolo. Su tale impianto dovrebbero confluire anche i rifiuti di altri 8 comuni per un totale di 20.000 (ventimila) tonnellate annue.
Lo stoccaggio ed il trattamento comportano cattivi odori ma nel nostro impianto verrebbero eliminati/contenuti attraverso apposita insufflazione e filtrazione dell’aria e adeguata chiusura dei capannoni. La normativa italiana non prevede ancora adeguate procedure e strumenti per la misurazione degli odori.
Il traffico di mezzi grandi e piccoli per i rifiuti umidi provenienti da vari Comuni, oltre ad interessare l’attuale viabilità, costituirebbe un problema rilevante per il comune di Miggiano e che il Sindaco di tale Comune ha vivamente sollevato.
Il nostro Consiglio Comunale non è stato coinvolto e questo ha sollevato le rimostranze dell’opposizione. È indubbio che una decisione finale non può che scaturire da un totale coinvolgimento del Consiglio, studio e approfondimento da parte dei componenti e successivo orientamento a favore o meno. Una decisione politica di fattibilità dunque, prima ancora di un progetto tecnico di fattibilità.
Per il compostaggio oltre ai grandi impianti, come quello in esame, vanno diffondendosi compostiere domestiche, di quartiere e di comunità. Tali soluzioni, hanno più semplici norme, minori costi di gestione, più immediato utilizzo del compost e minori rischi d’impresa. Altrove sono più diffuse in particolare ove la popolazione vive in abitazioni indipendenti dotate di spazi verdi (orti, giardini, lastricati solari) o ha la campagna vicina, come tante comunità del Salento ove le persone che vivono in condominio sono la minoranza. L’umido di cucina, in alcuni paesi, viene invece subito triturato e quindi diretto, come gli altri scarichi, nel sistema fognario verso il depuratore per farne acque reflue e fanghi, semplificando notevolmente il tutto. Indipendentemente dai sistemi che si intende adottare o incentivare, sorgono dubbi e perplessità che sarebbe utile approfondire e superare: dalla procedura di finanziamento per costi di realizzazione prevedibilmente superiori ai 5 milioni, (un impianto leggermente più grande realizzato a Santhià è costato 10 milioni di euro), al sacrificio dello stabilimento Adelchi. Quasi l’80% di tale stabilimento non verrebbe interessata ma, con il compost accanto, avrebbe ben poche attrattive per più qualificanti attività. Non è escluso che ne risentano anche le attività industriali ed abitative già esistenti in zona. Le norme prevedono che l’impianto sia ad almeno 200 metri da insediamenti abitativi, il regime dei venti in zona non è stato ancora considerato e l’ospedale è a circa 1,5 km. Tale tipo di impianto ha già comportato problemi in altre località, con relativa chiusura per carenze di progettazione e/o di gestione privata. L’impatto di tale impianto, a Ponente della nostra cittadina, andrebbe a sommarsi a quello del depuratore a Levante, ovvero verso mare, ove il territorio è già fortemente condizionato. La scelta più opportuna non può che derivare da una maggiore sensibilità e conoscenza dei cittadini (oltre che al Consiglio Comunale) comprensiva di una accurata analisi dei costi, dei vantaggi/svantaggi delle diverse soluzioni e dei pertinenti fattori di rischio.
Se in Svizzera i referendum cittadini si fanno per molto meno, noi, almeno per compostarci meglio, è il caso ci si pensi tutti e ci si pensi a fondo.

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