di Nunzio Dell’Abate Il referendum sulle trivelle sembra tanto una gara a pavoneggiarsi con lo slogan più accattivante, a rivendicare la primogenitura dell’iniziativa e a “regolare” conti politici in sospeso. Una gran confusione e la gente comune, tra risse mediatiche e problemi di sopravvivenza quotidiana, si sta disinnamorando con l’effetto boomerang di non andare a votare. Con un po’ di buon senso e con un minimo di sana umiltà, questa dispendiosa e affannosa competizione, consistente poi in un unico quesito referendario, si sarebbe evitata. Ma si sa, in Italia siamo specialisti nell’avvitamento su noi stessi. Ora, visto che è in gioco il Bene Comune per eccellenza, il Mare, mettiamoci la faccia se vogliamo essere veramente determinanti e richiamare l’attenzione dei cittadini sull’alto senso di responsabilità cui sono chiamati. Mettiamo da parte, per una settimana, le cariche politiche- amministrative, ideologie e appartenenza partitica. Spiazziamo la gente, facendoci vedere uniti e compatti a difendere a denti stretti l’incommensurabile patrimonio naturale di acqua salata, dai mille colori e dalle altrettante variegate forme. Semplicemente tutti insieme sul palco, per strada e nelle piazze con le nostre facce ed i nostri nomi e cognomi, senza menzione di ruoli istituzionali e partitici, a spiegare ai nostri concittadini che non ci sarà una seconda volta. Provate ad immaginare che effetto dirompente, più scossa di questa non potremo dare alla nostra gente.

Forza, organizziamoci, abbiamo poco tempo!

 

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