di Giuseppe R. Panico C’era una volta in Piazza Pisanelli un bagno pubblico ove lasciare qualcosa di sé. Ora non c’è più e quel qualcosa lo si porta… altrove.C’era una volta in centro il mercato della verdura ma era scoperto. Ora vi è una santa statua, ma con nome e cognome in un’altra piazza, (i turisti confusi si chiedono perché).Vi è pure un”bikesharing” da postare… altrove. Di mercato se ne fece un’altro ma in Piazza Cappuccini. Era coperto e a km 0; un luogo sociale ed un pubblico ricovero in caso di intemperie. Pagammo per costruirlo poi pagammo per demolirlo e non per trasformarlo in qualcosa di ancora utile. I supermarket ringraziarono e il mercatino a km 0 lo ritroviamo ora su bancarelle posticce. Gli anziani,ivi sempre più numerosi non hanno né un ricovero, né dove lasciare quell’impellente qualcosa di sé. Una più spaziosa pubblica piazza ma a spese delle nostre tasche e dei nostri utili servizi, senza nemmeno trasferirli…altrove. C’era una volta in centro e sotto l’orologio un bar all’angolo, luogo di cornetti,cappuccini, pasticcini, pasticcioni e criticoni. Ora non c’ è più. C’erano una volta in centro molti più cittadini che, dopo la messa, si intrattenevano su piazze e piazzette del centro. Erano le loro agorà, i loro “social network”.Ora i fedeli sono da… “messa e fuggi” e i “social network” sono…altrove. C’erano una volta in centro più associazioni di anziani e pensionati, combattenti e pacifisti, invalidi veri e veri solo sulla carta. Erano e ancora sono i reduci di una vita già in gran parte vissuta e poi raccontata fra una briscola e una scopa, una birra od un quartino, una battuta ed un tramezzino. Raccontavano le loro gesta, la loro“Iliade” o la loro“Odissea”.Ma poi arrivò un invito, dall’amaro sapore di uno sfratto, a portar via le loro seggiole, le loro storie, le loro residue vite paesane. Meglio se in periferia meglio se… altrove forse per rendere il centro più bello, ma ancor meno sociale. C’era una volta in centro una biblioteca cittadina luogo di cultura, conferenze, dibattiti, pareri concordi e pareri discordi, libri letti e libri non letti. Ci si fermava volentieri passando.Ora non c’è più, si è fatta più grande, più ricca e più bella ma… altrove. Abbiamo pagato tantissimo per sistemare un vasto edificio ma lontano dal centro, in area poco frequentata e poco attraente. Abbiamo ora una biblioteca che sembra più fine a sé stessa che per fini pubblici e culturali. C’era una volta in centro una farmacia poi trasferitosi… altrove, in aree più vissute e servite, per servire megliopiù cittadini e pazienti. Nelle città il centro è tale perché lo sviluppo urbano si espande sovente a raggera. Del nostro centro ne è stata fatta invece una periferia per mancato sviluppo verso Est o il mare e per assecondare, altrove e senza PUG, le  tante lottizzazioni dei signorotti del tempo.  C’erano una volta molti più cittadini che aspiravano a vivere in centro, ora preferiscono…altrove. Gli standard abitativi sono alquanto cambiati e i quartieri del centro storico sono ben poco attraenti. C’erano una volta più parcheggi in centro, di recente soppressi ma non trasferiti altrove, nemmeno nella immediata periferia di via del porto. C’era una volta una Tricase più attiva e numerosa che frequentava il suo centro, la sua agorà. Le vetuste panchine,curve sotto il peso delle tante storie ascoltate, reggono ora meno fondoschiena paesani e solo raramente quello di turisti mordi e fuggi. Sempre più vuote e solitarie, tengono compagnia alla deserta ombra dei vicini alberi, alle statue dei santi sui frontali delle chiese ed alle finestre ove un tempo si affacciavano i principi Gallone. Ora“regnano” ora altri “principi” e “principesse” e il centro sembra ormai vissuto solo da loro e da chi li va a trovare,nella speranza che sul sano amministrare non prevalga l’insano politicare. Un centro dal sapore medioevale, bello da vedere, bello per una foto, bello per un dibattito una conferenza o un caffè ma sempre più deserto. Un luogo per eventi occasionali. Una sera di cinque anni fa, nella sala del trono, sembrò per un attimo di vedere tre” Re Magi” (come da articolo allora pubblicato sul Volantino). Il Commissario Governativo, il Presidente del Gal e un bravo Ingegnere presentarono un elegante progetto per valorizzare l’ACAIT, per trasferire ivi il Gal e restituire al Comune (ovvero a noi tutti) i pregevoli locali GAL di Palazzo Gallone. Una grande occasione, a spese GAL, per far rivivere il centro per dare spazio a un pregevole Centro Civico, ad una elegante e centrale Biblioteca Cittadina ed altri pregevoli servizi sociali e culturali. Avrebbero avvicinato giovani ed anziani, turisti e passanti e resa così Piazza Pisanelli (e lo stesso ACAIT) un luogo da vivere e da frequentare non solo per eventi. Ma nella sala del trono si levarono alte e sinistre voci contrarie dai risultati ancor più sinistri e che ora gravano su noi tutti. Sembravano dire “a Tricase non passa lo straniero” e manco i“Re Magi” che portarono via le loro carte, e le loro idee, i loro soldi. Il Centro muore non solo per la evoluzione del modo di vivere ma anche perché viene fatto morire. Non basta il bel tempo, la breve stagione turistica e le luminarie di S.Vito a farlo rivivere. Bisogna creare i servizi perché venga vissuto tutto l’anno, anche dagli anziani ora sotto sfratto, anche dai nostri giovani. Non certo ridurli o scacciare o disincentivare chi già lo frequenta.

                                                                                                       

 

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