di Alessandro DISTANTE

“Cosa succede, cosa succede in Città? C’è confusione ma non succede nulla!”. “Niente di nuovo sotto il sole”.

Due citazioni di diversa e, forse, opposta natura; l’una del Vasco nazionale e l’altra dal libro biblico dell’Ecclesiaste, entrambe utili a fotografare l’attuale, ma atavica, situazione tricasina e non solo.

Se suscita scalpore e fa notizia che un assessore comunale sia imputato in un procedimento penale che vede come parte offesa, ma non costituita, il Comune, certamente pari scalpore avrebbe dovuto fare una deliberazione della Giunta, pubblicata da questo giornale, che invita i cittadini proprietari di zone C, ad oggi inedificate, a “sbrigarsi” ad edificare prima che il PUG venga adottato.

Eppure non succede nulla, perché…niente di nuovo sotto il sole!

Ed infatti se queste notizie di cronaca si leggessero più in profondità e guardando alla storia della politica locale prenderebbe corpo un dubbio e speriamo non una verità: un consolidato e, per certi verso, discutibile connubio o intreccio tra interessi pubblici ed interessi privati se non addirittura, ma così certamente non è e non può essere, tra politica ed affari.

Questo giornale, oltre alla deliberazione della Giunta Comunale, ha pubblicato una analitica cronistoria delle vicende riguardanti il mai approvato PRG o PUG, che dir si voglia. Quello che è emerso è che lo strumento urbanistico venne apertamente avversato sul finire degli anni Cinquanta (amministrazione Cassati), e poi, via via, da tutte le Amministrazioni che si sono succedute sempre annunciato ma mai attuato, al punto che ancora oggi, malgrado i vari incarichi conferiti, non è stato adottato.

Ad avversarlo, i grandi interessi proprietari unitamente a quelli dei tecnici che operano nel territorio comunale in un’intesa che sembra trovare sponda nelle varie Amministrazioni espressione, del resto, degli interessi dei cittadini e attente a ricercare il loro consenso, anche elettorale; il risultato è che si è proceduto con l’edificazione e si spinge, ancora oggi, alla edificazione, addirittura con un invito da parte della Giunta.

Se poi questo conflitto tra interessi pubblici ed interessi privati si trasferisce fin dentro il Palazzo fino ad essere intravisto in nomine assessorili giuridicamente e formalmente ineccepibili, allora evidentemente si deve passare a scelte nette e che diano il segno che nessuna commistione vi è tra i diversi interessi, neppure tra quelli amministrativi e professionali. Ed infatti e certamente non vi è nessuna indebita commistione o interferenza o, peggio, conflitto di interessi, ma, talvolta, la verità non basta che sia tale perché si rende necessario che sia vista e creduta.

Occorre, cioè, fare scelte massimamente leggibili e che pongano chi amministra al di sopra di ogni sospetto. Lo scopo? Rendere credibili le Istituzioni e far emergere il disinteresse che deve guidare e che guida tutti gli Amministratori.

 

 

in Distribuzione