di Alessandro DISTANTE

La tragica morte del giovane ivoriano a Tricase Porto ci ha fatto comprendere meglio e vivere con grande compassione il dramma di chi, venendo da fuori, cerca –troppe volte invano- la terra promessa. La notizia ha suscitato importanti e significativi segnali di vicinanza e di solidarietà, tra dichiarazioni e attestati di stima per quel giovane.

Proprio in questi giorni il Parlamento europeo ha approvato, tra tante polemiche e divisioni, il nuovo Patto per l’emigrazione: è stato affermato il dovere di solidarietà tra gli Stati membri. Nessuno può sottrarsi al compito di prestare accoglienza a chi giunge sulle nostre coste (e non solo); eppure è stato deciso che questo obbligo può essere soddisfatto anche pagando 20.000 euro a migrante e così stare a posto con la “coscienza”.

Di fronte a noi, dall’altra parte del Mediterraneo, si aggravano, intanto, le situazioni di crisi e la guerra tra Israele e Palestina rischia di allargarsi all’Iran e al Libano (e non solo). 

Più in generale le spinte nazionalistiche e sovranistiche e la crisi delle Organizzazioni internazionali hanno accentuato le contrapposizioni tra Stati e Nazioni; vengono meno quegli scambi e quelle aperture che, attraverso la conoscenza, consentono di riscoprire quanto di comune vi può essere tra storie differenti.

Eppure solo qualche anno fa a Tricase il SIFF dedicava le serate al cinema iraniano e a Tricase Porto da anni vi è un “presidio”, un “avamposto” per costruire legami tra i popoli che si affacciano nel Mediterraneo, così tessendo quella tela della conoscenza e della reciproca amicizia che è l’unica via per la vera pace.

Alcuni decenni fa il Salento faceva scoprire al mondo il suo volto umano e la sua capacità di accoglienza con i tanti albanesi che cercavano l’America in Italia. Proprio in questi giorni l’Università del Salento ha promosso il progetto Otranto-Valona con l’obiettivo di creare uno scambio culturale e scientifico tra le due sponde, favorendo la reciproca conoscenza e ribadendo i legami di amicizia.

“Casa mia, casa tua. Che differenza c’è?”. E’ solo il ritornello di una canzone?

 

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