di Alfredo DE GIUSEPPE

Ci sono molti motivi per cui è da considerarsi cosa buona e giusta abbattere un ecomostro come Villa Sauli a Tricase Porto.

Alcuni sono semplici da intuire, altri hanno interpretazioni più recondite ma certo non meno importanti. Intanto chiariamo che sono da abbattere molte cose nei nostri paesi, perché la tutela del paesaggio, oltre che essere fissato dall’art. 9 della nostra Costituzione, è uno dei beni più preziosi cui aggrapparsi per debellare la volgarità dell’animo, per creare l’ambiente più dignitoso possibile alla convivenza civile. È noto come un ambiente degradato dal punto di vista architettonico favorisca altro degrado, una finestra rotta predispone ad un’altra finestra rotta, un parco abbandonato aiuta a farlo diventare una discarica.

Quindi da sempre pensiamo che la tutela del paesaggio non può essere la colpevolizzazione del singolo, ma la coscienza dei molti, rappresentando le corrette scelte politiche e l’esatta disamina delle leggi regolatorie. Ma a volte, l’importanza di una singola vicenda rappresenta un valore inestimabile nella comprensione collettiva dei sani principi della convivenza civile. Abbattere una casa che per decenni ha deturpato una delle perle della costa salentina (e direi italiana) significa mettere un punto fermo: da qui si comincia. Perché è evidente che la nostra civiltà va verso una nuova visione dell’ambiente e quindi molti edifici pubblici e privati – spesso abbandonati- nei prossimi decenni saranno abbattuti, modificati o almeno ristrutturati. Molte cose non saranno più concesse, molti progetti saranno meglio valutati, molti Comuni faranno i conti con la desertificazione del territorio e lo spopolamento degli abitanti. C’è da stare attenti ogni giorno: il turismo, famelico e invasivo, può edificare ogni costone, ogni pezzetto di terra, lasciando poi dietro di sé solo macerie sociali, economiche e umane. Attenzione: vivere in un posto bellissimo fa bene agli occhi e al proprio spirito, forse molto di più di due mesi di effimero trambusto vissuto come vassalli di una nuova onnivora cafonaggine. Non facciamoci ingannare di nuovo dal progresso devastante, lottiamo qui e ora per il bello, non certamente contro una o due famiglie.

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