di Alessandro DISTANTE

Un Sud Salento che vede la luce oltre il tunnel! E’ questo il messaggio al termine di un incontro tenutosi nei giorni scorsi a Corsano in un’iniziativa che vedeva protagonista anche il Comune di Tricase.

Ed ecco che, vicino Tricase, riapre una fabbrica di calzature nella tradizione Filanto ma con nuovo marchio, assumendo subito 300 persone e garantendone il raddoppio nel giro di poco tempo. Alla base, la produzione di calzature non più “di battaglia” ma scarpe di altissima qualità, grazie all’intesa con un grande marchio della moda alla cui guida vi è la tricasina Maria Grazia Chiuri.

Una ripresa del manifatturiero come terreno di sviluppo da affiancare al troppo sbandierato sviluppo turistico e, in genere, al terziario, settori che, da soli, non possono assicurare una crescita complessiva dell’economia del Capo di Leuca.

Intanto i Centri per l’Impiego di ARPAL pubblicano settimanalmente report con centinaia di offerte di lavoro. Ed allora se il lavoro c’è non si spiegano i dati di una disoccupazione ancora con numeri inaccettabili.

Qualcosa evidentemente non funziona nell’incrocio tra domanda ed offerta di lavoro. Forse occorre fare i conti con le aspettative dei giovani e con le gratificazioni, non solo economiche, del lavoro offerto.

Chi assume richiede spesso una esperienza che non c’è; chi cerca lavoro spera in un lavoro migliore e, nel frattempo, sopravvive magari con lavoretti precari e talvolta in nero.

Forse occorre una crescita qualitativa nelle prestazioni richieste, che consenta ai giovani, formati negli Istituti superiori, di mettere a frutto le acquisite competenze. Un obiettivo possibile, specie se si considerano le potenzialità che vengono dai collegamenti in rete, utili a sviluppare anche i segmenti “alti” della produzione, quale l’ideazione e la commercializzazione dei prodotti.

Ovviamente occorre anche creare le condizioni per lo sviluppo di un’industria al passo con i tempi, obiettivo imprescindibile che dovrebbe portare gli Amministratori ad offrire un ambiente che favorisca l’insediamento e la crescita delle aziende, a partire, per esempio, da una Zona Industriale veramente al servizio di chi vuole produrre ed occupare. Quanto scritto nei numeri scorsi su questo giornale la dice lunga sulla urgenza di intervenire ma anche, purtroppo, sui ritardi accumulati.

 

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