di Pasquale FERRARI

ABBANDONO DI RIFIUTI: LA DENUNCIA SOCIAL DELLA VICESINDACA

In principio la linguetta: la soluzione più giusta in chiave ecologica. Un metodo per poterla mantenere attaccata al “corpo” della lattina, così che non venisse dispersa nell’ambiente. Poi è stato il tempo dei “tethered caps” (“tappi attaccati”, alla bottiglia), un altro passo avanti nella lotta contro l'inquinamento da plastica.

“E per i mozziconi?!”. “Se si potesse…”. No, certo. Risulta difficile anche solo pensare una soluzione come quelle appena citate, eppure una simile ce ne sarebbe anche per l’annoso (e fastidioso) problema dell’abbandono indiscriminato di ‘rifiuti di piccolissime dimensioni’ come i mozziconi.

Ad oggi, ad esempio, in ragione del divieto assoluto di vendita dei prodotti da tabacco ai minorenni, il tabaccaio ha l’obbligo di richiedere un documento di identità per evitare che questi ne acquistino.

In caso di acquisto ad un distributore automatico la funzione di “garante” della maggiore età del consumatore svolta dal tabaccaio è assicurata dalla tessera sanitaria. In sintesi, attraverso i dati inseriti nella tessera (come ad esempio il proprio codice fiscale), il distributore sarà in grado di riconosce se chi vuole fare l’acquisto è maggiorenne oppure no.

In linea teorica, quindi, così come accade per i medicinali, si potrebbe pensare di “abbinare” un numero x di sigarette e y di qualsiasi altro prodotto contenente nicotina (tabacco o suoi derivati, nonché sigarette elettroniche nelle quali sono presenti le stesse sostanze) ad una persona fisica.

Non materialmente, quindi, al pari di linguette in alluminio e tappi in plastica, ma alla storia fiscale del consumatore, con la ipotetica possibilità – così come accade per quei soggetti già tenuti a farlo – di pretenderne lo smaltimento in quanto rifiuti speciali: nicotina, gas tossici, composti radioattivi come polonio-210 sono alcuni degli elementi inquinanti che rimangono nella parte di sigaretta non fumata. Esagerazione? Provocazione? Nulla di questo se si pensasse che “servono dai 10 ai 30 anni per smaltire un mozzicone di sigaretta, senza contare che, se abbandonato, questo può dare origine a piccoli frammenti che si disperdono nell'ambiente: una moltitudine di microplastiche che finiscono pure nei mari, dove possono essere ingerite dai pesci, e arrivare quindi sulle nostre tavole”.

È di queste ore, inoltre, in tema di rifiuti, non necessariamente speciali, il grido di ‘dolore’ lanciato sulle pagine social, dalla vicesindaca Francesca Longo. “Tanta rabbia ed estrema amarezza per l'ennesimo atto di inciviltà compiuto da parte di sconosciuti sul nostro territorio, proprio nel cuore della nostra frazione (Depressa, ndr)… un centro che dovrebbe attrarre per le bellezze!”.

E a supporto dell’accorato post, al gusto di indignazione e vergogna, le foto di quanto depositato con preoccupante disinvoltura – e “menefreghismo” – dall’incivile di turno. Soluzioni? La tecnologia, ad esempio. In termini di repressione le fototrappole nelle campagne e gli impianti di videosorveglianza attivati nei territori comunali sono già realtà. La tracciabilità dei prodotti (delle confezioni abbinate al consumatore), al pari di medicinali e (magari) dei tabacchi potrebbe far parte di un futuro non tanto remoto. La prevenzione a portata di mano, invece, quella che nella lingua gergale è sinonimo di semplice ovvietà, la “scoperta dell'acqua calda”, risponde al nome dell’Educazione. La Madre di tutte le soluzioni. A chilometro zero.

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