di Alessandro DISTANTE

E’ proprio vero: il consenso è più difficile mantenerlo che conquistarlo.  Può anche capitare che il consenso dipenda dalle buche non tappate e non anche dalle progettualità di sviluppo di una Città.

Sul nostro sito ho provato a mettere a confronto i dati di lettura di due articoli di taglio diverso: l’editoriale sull’uso dei beni pubblici, sul rapporto tra tradizione e innovazione, sul piano delle opere pubbliche e un altro articolo che informava sulla caduta di un povero cristiano per colpa di una buca stradale. Ebbene: l’articolo sulla buca ha ricevuto ben 1.246 visite in un solo giorno con tanto di improperi per la cattiva Amministrazione, mentre l’editoriale, nello stesso arco temporale, soltanto 451 lettori e zero commenti se non per qualche sbavatura sul titolo in dialetto.

Il dato è molto interessante perché ci consente di comprendere come e su cosa si forma e si mantiene il consenso.

Esagerato? Forse sì, ma in estate per suscitare un minimo di attenzione bisogna spararla grossa; ed allora, la sparo: ciò che interessa è quello che sta sotto i nostri piedi, qui ed ora, e cioè la buca da tappare!

Certo, è giusto occuparsi e preoccuparsi della persona che è caduta, ma non vedo perché non occuparsi e preoccuparsi del futuro di una terra che sconta una politica incapace di andare al di là del perseguire uno sviluppo turistico alimentato da poderosi investimenti sul recupero dei patrimoni storici e di quelli immateriali, mentre non ha saputo risolvere, ad esempio, il problema della mobilità ferroviaria con grave danno anche ambientale.

I dati usciti in questi giorni hanno dimostrato che all’aumento delle presenze dei turisti non ha fatto seguito una crescita del reddito medio dei salentini.

Il pensare a tappare le buche è importante ed è fondamentale, ma serve a poco se non si pensa anche dove si vuole andare a parare come territorio e se non si investe su processi che favoriscano l’industria, manifatturiera o meno, se non si recupera la centralità dell’agricoltura, se si continua con questa politica di un turismo che arricchisce i pochi proprietari di case (trasformate in B & B) e crea salari da fame.

Possiamo pensare solo al qui e all’oggi (le buche da tappare) quando i nostri giovani continuano ad andare via? Le nostre belle strade, finalmente lastricate e senza buche, verranno attraversate dai vecchi che saranno rimasti e dai turisti, fino a quando questi non scopriranno altri posti, parimenti belli come il Salento, dove si spende molto meno (Croazia, Albania e Grecia tanto per fare riferimenti ai nostri dirimpettai).

Ed allora, se l’interesse continuerà ad essere per i danni che provocano le buche e poco interesse susciteranno i temi dello sviluppo e della costruzione del futuro, allora il Salento sarà sempre e solo lu sule, lu mare e lu ientu, ma senza giovani e quindi senza speranza, un salotto da aprire a giugno e chiudere dopo Ferragosto, bello ma poco vissuto!

 

 

 

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