di Alessandro DISTANTE

Nominata la nuova Giunta (con qualche novità rispetto alla precedente) e riunitosi il Consiglio comunale (con qualche novità e non pochi riposizionamenti), non resta che godersi l’Estate. Così è se vi pare, diceva qualcuno!

In effetti la soluzione della crisi ha portato i suoi protagonisti a parlare (finalmente) pubblicamente e ad informare i cittadini sulla genesi della crisi e sui nuovi scenari.

Non sono emersi specifici contrasti rispetto, per esempio, a questioni di fondo (PUG, sviluppo turistico, marine, commercio, servizi,….) anche perché chi è uscito dalla maggioranza ha (giustamente) rivendicato le tante opere fatte ed i servizi attivati.

Quello che è emerso è la crisi della politica. Da un lato, la rivendicazione della essenzialità dei partiti e, dall’altro, la centralità della fiducia accordata ai singoli consiglieri dai cittadini/elettori.

Al di là della crisi amministrativa, le questioni politiche quindi restano e non sono da sottovalutare. E questo non in una chiave semplicistica e ragionieristica o di previsione su quanto durerà l’Amministrazione De Donno, quanto invece e piuttosto sulla tenuta democratica del sistema. In una fase nella quale cresce l’astensionismo, segnale di disaffezione se non di indifferenza verso la cosa pubblica, occorre affrontare con forza e chiarezza il tema di un consenso che non si può ottenere ad ogni costo, magari mettendo insieme storie diverse e personalità contrapposte; che non si può fare politica soltanto in occasione dell’appuntamento elettorale; che non si può fare politica affidandosi soltanto al buon senso, al fare le cose senza chiedersi perché si fanno e verso dove si vuole andare; che non si può non comunicare e quindi non spiegare anche le difficoltà che si incontrano nell’amministrare; che l’entusiasmo non è sufficiente per governare una Città complessa, come lo sono tutte le Città.

Insomma soltanto se si torna a fare politica, si eviteranno letture superficiali e personalistiche delle crisi e del superamento delle stesse.

Non sarebbe giusto addossare tutte le colpe ai partiti o alle liste se i cittadini accettano la logica del voto dato per un favore ricevuto o per un favore sperato o per conoscenze di vicinato o parentele.

Educarsi quindi alla politica e far crescere il senso civico avendo come riferimento il bene comune, al di là delle convenienze. Certo, l’impegno maggiore lo si deve chiedere e pretendere da chi copre ruoli istituzionali e politici, ma un ruolo non secondario lo devono svolgere tutti, stampa compresa!

 

 

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