di Alessandro DISTANTE
Mentre la crisi politico-amministrativa continua e si aggrava con le dimissioni anche dell’Assessore Forte, la Città registra una importante inaugurazione: su iniziativa del gruppo imprenditoriale Filanto è stata riaperta e riconvertita la Manifattura dei tabacchi che si trova nel territorio comunale di Alessano ma che gravita su Tricase (tra Sant’Eufemia e Lucugnano). La bella notizia, oltre al recupero di un’imponente ed interessante architettura edilizia, è l’assunzione di 300 persone che potrebbero diventare, nel giro di poco tempo, il doppio. D’intesa con la stilista e manager Maria Grazia Chiuri, tricasina d’origine, la Manifattura verrà destinata alla produzione di borse di alta classe per il marchio DIOR.
E’ una notizia interessante che premia la politica di ricucitura intrapresa dall’Amministrazione comunale per il recupero del capitale umano della Città: persone, come la Chiuri (e non solo), che partendo da Tricase si sono affermate sulla scena nazionale e mondiale e che oggi, sentendo il richiamo della loro terra d’origine, vogliono, con affetto, dare un loro contributo.
E’ una notizia interessante perché affianca alla tradizionale idea che il territorio possa svilupparsi con la risorsa turismo, quella che ad esso debba affiancarsi l’attività manifatturiera.
E’ interessante, anche perché dimostra come si possano riconvertire produzioni tradizionali (tabacco e calzature) in segmenti (come quello della produzione di pregio) con ampie possibilità di crescita.
Ed è interessante notare che, accanto a questa iniziativa di notevoli proporzioni per i numeri e per i contatti con l’alta moda, vi sono altre iniziative pur esse significative. E così, proprio nei giorni scorsi, un artigiano locale (Agostino Branca) ha presentato un libro insieme a Jack Sal, famoso architetto di New York, annunciando una serie di iniziative che, partendo dalla produzione artigianale di bottega, daranno spazio ed ospitalità ad artisti e studiosi di livello internazionale.
In questo contesto, che ha trovato e deve trovare un’Amministrazione attenta, una crisi politica rischia di creare un vuoto: un operatore -sia esso commerciale, industriale o comunque anche culturale- se non ha un interlocutore non può operare o, se opera, opera senza potersi confrontare con chi è chiamato a fare scelte che possono favorire ed aiutare la crescita di importanti iniziative.
Sembra proprio che la politica parli un linguaggio diverso da quello della Città e questo scollamento rischia di tradursi nell’ulteriore allontanamento dei cittadini dalla “cosa pubblica” con forti rischi di tenuta democratica del sistema. Di chi le colpe? Sarebbe facile e comodo semplificare e banalizzare processi complessi. Le cause della “crisi della politica” vanno ricercate con analisi più profonde che non esimono da responsabilità neppure i cittadini, distratti e/o interessati, spesso più interessati ad una politica del tornaconto personale al quale, chi amministra a tutti i livelli, spesso si piega perché il consenso viaggia, troppe volte, sul respiro corto dell’individualismo e dell’immediato.