di Alessandro DISTANTE
I ghiacciai si sciolgono, i mari si innalzano, le temperature aumentano, i fiumi si inaridiscono, il deserto avanza, gli animali spariscono, i temporali aumentano, ... Ed intanto le case green si allontanano, le auto elettriche si rinviano, i controlli sulle immissioni possono attendere. Prima l’economia e poi l’ambiente!
Al contempo c’è chi non ne può più e dopo Greta Thunberg, una ragazzina che ha avuto la forza di prendere a male parole i potenti del mondo, alcuni giovani imbrattano palazzi e musei per attirare l’attenzione di un pianeta distratto malgrado l’urgenza di salvaguardare il creato e, in definitiva, salvare l’umanità.
A Tricase, intanto, alcune persone si danno da fare. Domenica scorsa, di prima mattina, mentre passeggiavo, mia moglie mi chiede di fermare la macchina; mi segnala una scena insolita: una giovane donna che, armata di guanti e poco altro, pulisce una fioriera posta di fronte all’Ospedale Panico. “Faccio parte del gruppo Clean Up; gli altri si sono dati appuntamento per una pulizia del Lungomare ed io, prima di raggiungerli, ho pensato di venire qui per dare una pulitina a questo vaso-aiuola”. Ed aggiunge: “Lo curo da qualche tempo, anche con l’aiuto di chi frequenta la zona. Devo proteggere le piantine dall’invasione delle cicche di sigarette”.
Quella giovane donna merita di fare notizia; fosse stato per lei non voleva neppure essere notata; non ha chiesto di essere fotografata o intervistata. Le dico che le darò la prima pagina e che il suo gesto è una buona notizia! Accetta ma, “per favore, non fate il mio nome; non ha importanza, perché quel che conta è che tutti impariamo a rispettare la natura e ad avere cura del bello”.
Un esempio per un pianeta che, invece, sporca, inquina e distrugge.
Qualche giorno prima, al cinema Paradiso, la proiezione del documentario di Davide Barletti “Il tempo dei giganti” aveva sconvolto il pubblico presente (sala piena); ulivi millenari attaccati e distrutti dal contagio xylella. Al termine della proiezione, presenti il regista e lo scrittore Stefano Martella, tanti gli interventi e tutti a riconoscere, alla fine, che i colpevoli siamo un po’ tutti. Certo, alcuni in misura maggiore (dai politici alla mgistratura, dai media ai santoni) ma la responsabilità del disastro agricolo, paesaggistico ed umano è di tutti noi che, per decenni, abbiamo abbandonato la cura delle nostre campagne.
Se avessimo fatto come quella giovane donna, se avessimo avuto cura delle nostre aiuole, forse la xylella non avrebbe trovato terreno “fertile” per propagarsi e distruggere i nostri oliveti e con essi una storia millenaria. Oh, se tutti pulissimo un’aiuola…….