di Giuseppe R. PANICO

La recente tragedia dei migranti a Cutro, con vittime tanti bambini, ha evidenziato, ancora una volta, come il mare, fonte di ricchezza e ponte fra popoli e culture diverse, lo sia anche di pericoli, guerre, sofferenze e naufragi. In altri tempi, Aristofane divideva l’umanità in tre parti: i vivi, i morti e i marinai (o chi va per mare), perché non di rado sospesi fra la vita e la morte.

Tale naufragio ha dato anche la stura al disinformato vociare di chi, cercando visibilità mediatica e politica, usa lanciare accuse infondate contro le istituzioni e/o si serve delle povere vittime come carboni ardenti per riattizzare utopie da… paradiso terrestre. Se le tragedie sulla terra le racconta oggi la guerra in Ucraina, quelle in mare ce le ricordano anche due ben diversi episodi della 2° G.M..

Uno italiano, di profonda umanità, ora trama di un film in lavorazione, ed uno sovietico di estrema disumanità, con ambedue, quali protagonisti, un sommergibile ed il suo comandante.

Il primo il sommergibile Cappellini, con comandante Salvatore Todaro, che, in missione in Atlantico, dopo aver affondato un mercantile nemico, si preoccupò di salvare i naufraghi. Li imbarcò prima su una scialuppa e poi, divenuta inservibile, sul suo sommergibile ma, non potendo ospitarli all’interno, navigò per tre giorni in emersione fino alle isole Azzorre.

L’altissimo rischio di essere avvistato e attaccato e la violazione delle norme di guerra gli furono rinfacciate dall’Ammiraglio tedesco Karl Donitz, alle cui dipendenza Todaro operava, che ebbe in risposta: “gli altri non hanno, come me, duemila anni di civiltà alle spalle”.

Sia Il Comandante Todaro (pluridecorato anche per altri meriti) che il sommergibile Cappellini non videro la fine della guerra. Secondo episodio, il sommergibile sovietico S-13, con al comando Alexander Marinesko che, nella notte del 30 gennaio 1945, affondò nel Mar Baltico, con una salva di tre siluri, il grande transatlantico tedesco Gustloff che aveva ammassati a bordo circa 105O0 disperati.

In gran parte donne, bimbi anziani, in caotica fuga da una Germania ormai sconfitta, per non finire preda, in particolare le donne e di ogni età, della barbarie sovietica, motivata anche dalla barbarie nazista precedentemente subita dalla Russia.

I siluri devastarono e affondarono la grande nave e, tra esplosioni e devastazioni, terrore e acque gelide, circa 5000 bambini persero la vita con mamme, nonni etc. Appena 11 giorni dopo, lo stesso S-13 riuscì ad affondare anche il mercantile tedesco “Von Stauben,” con la perdita di altre 3600 persone.

L’autore di tali immensi e mortali naufragi (le vittime del Titanic furono appena1500), che furono quasi un primo atto di “denazificazione” della Germania (come oggi la Russia intende, pretestuosamente, fare in altro modo con l’Ucraina), sopravvissuto alla guerra e da sempre dedito a violenze, alcool e donne, ma capace Comandante, fu poi insignito come “eroe dell’Unione Sovietica”.

La guerra passò, la figura del Cte Todaro divenne un esempio di valori e umanità e a una nuova nave militare fu dato il suo nome, “Todaro” e il motto “Osare l’Inosabile”, quasi a ricordo delle sue gesta. Fui al comando di quella Nave, da luglio 1988 al settembre 1989, con base Augusta.

Le attività prevedevano, oltre alla sorveglianza di navi sovietiche (guerra fredda in corso), soprattutto la protezione dei tanti nostri pescherecci operanti nel canale di Sicilia. Erano spesso minacciati, catturati e a volte mitragliati da unità libiche e tunisine, con le quali il confronto con le armi del Todaro fu spesso vicino.

Non vi erano ancora migranti ad affollare quelle acque e il motto del Todaro era uno sprone, anche per i giovani marinai di leva, a proteggere ed assistere al meglio i nostri pescherecci.

Nave Todaro è ormai da tempo in disarmo e il suo nome passato a un moderno sommergibile. La guerra fredda di allora sembra oggi riscaldarsi anche sul mare, ma con meno pescherecci, troppe navi militari potenzialmente ostili e gommoni e barconi affollati da una umanità in fuga, come in fuga lo era quella sul quel transatlantico e sul mercantile tedeschi.

In comune, i bimbi annegati allora, nel gelido Baltico con quelli annegati nel tiepido Mare Nostrum, avevano la colpevole innocenza di essere nati nel momento sbagliato, in paesi sbagliati, per fuggire su navi e imbarcazioni sbagliate e in una notte sbagliata.

Ma oggi tantissimi continuano da tempo ad essere salvati dalla nostra Guardia Costiera e dalla Marina Militare, animate non dai rigurgiti di una malsana ed esibizionista politica ma dall’”Osare l’Inosabile”, per salvare altre vite anche rischiando le proprie.

In Ucraina, in oltre un anno di guerra, migliaia di altri bimbi sono stati invece strappati, non dal mare, ma alle famiglie e deportati in Russia per “denazificare” l’Ucraina, per accrescere la popolazione russa in declino, per essere “de-ucrainizzati”e “russificati” sotto un’altra bandiera e come carne da cannone per le prossime aggressioni. Un feroce e disumano “Osare l’Inosabile”, non per nuove medaglie sul petto, ma per un mandato di cattura, emesso dalla Corte Internazionale dell’Aia, sulla testa di Putin e la cultura che lo sostiene.

Oggi responsabile, anche in moderna e cinica versione “infantile”, del grande “naufragio” della civiltà.

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