Per l’associazione Comitato SOS275

Vito Lisi              

Ora che l’ultima carcassa è stata sparata, ora che anche  il corteo composto prevalentemente da auto blu si è ritirato dall’incrocio di Surano, vogliamo dare il vero volto alla crociata politico mediatico imprenditoriale che, camuffata da necessità fantasiose, è semplicemente volta a risvegliare i saporiti interessi del cemento nel nostro martoriato Salento.

L’associazione Comitato SOS275 esprime tutto il disgusto per le tante strumentalizzazioni che in questi giorni si sono susseguite tirando in ballo termini e fatti che poco hanno a che vedere con la realtà.

Fa rabbrividire assistere all’ennesima cavalcata sulle bare senza che i dati comprovino minimamente la realtà; fa pena la scusa di un’autostrada per fini turistici che vuole giustificare l’ennesimo consumo di suolo agricolo; fa specie immaginare quest’opera come la panacea che risolve tutti i mali del territorio. 

Da sempre abbiamo sostenuto che  la sicurezza stradale nulla ha a che vedere con questo progetto (sempre lo stesso dal 2005) e nello specifico che l’allargamento della s.s.275 fino a Montesano Salentino fosse necessario per via delle numerose attività commerciali sorte nel tempo grazie anche a lottizzazione abusive dei terreni agricoli di Surano; se la statistica non è un’opinione, siamo certi che aggiungere in variante una nuova strada a quattro corsie di 5 km (da Montesano a Tricase) lasciando insicuro il tratto esistente, comporterà un aumento degli incidenti che sono tanto più gravi quanto più veloce può andare un veicolo.

In tutti questi anni di resistenza al cemento non abbiamo incontrato un turista che abbia espresso la necessità di cementificare ulteriormente il nostro territorio che ricordiamo ha il più alto rapporto strade territorio (1,5 chilometri di strade per chilometro quadrato); al contrario molti viaggiatori e amanti del Salento lamentano la mancanza di mobilità alternativa alla gomma, treni tecnologicamente fermi alla metà del secolo scorso, un trasporto marittimo inesistente.

Invece, noi cittadini residenti lamentiamo una percentuale altissima di tumori, l’insistenza delle discariche da noi denunciate nel 2014 ancora non bonificate, una mancanza di verde che fa del Salento uno dei primi territori nazionali ad essere interessati da desertificazione.

Se opere del genere  potevano essere incluse in una visione politica vent’anni fa, vederle oggi sventolate come necessità ci da la certezza (se mai ce ne fosse bisogno), di una classe politica inadeguata e totalmente asservita agli stessi poteri che sono responsabili del disastro ecologico in atto.

Ci piacerebbe vedere queste mobilitazioni istituzionali per i reali problemi che attanagliano le nostre vite, ad iniziare dalle tante morti per cancro dovute all’inesorabile distruzione e inquinamento della terra, dell’aria e delle acque, al problema della desertificazione, ma per questi preoccupanti fatti è meglio rimanere seduti al calduccio.

                                                                                                                                                        

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